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Che storia….

kerry Venerdi’ ho trascorso una serata interessante. Tina, con cui ho dei rapporti di lavoro, mi ha invitato ad un piccolo party al Kerry Center Hotel, uno degli hotel piu’ lussuosi e rinomati di Pechino. Locale con musica Jazz dal vivo (che nostalgia…), busissmen in giacca a cravatta, sembrava di essere a New York. L’occasione era l’addio a uno dei manager di Chinasoft che mercoledi’ tornera’ a vivere in Germania dopo 4 anni di permanenza a Pechino. Martin e’ originario di Berlino, Germania dell’Est, ha 28 anni e gestisce un team di 90 persone. E’ una persona intelligentissima, con cui e’ un piacere chiacchierare, si vede pero’ che lo stress del lavoro lo ha logorato, pensavo avesse piu’ anni di me… “Fumo da quando ho incominciato ad occuparmi di Business Development” mi ha confidato. Accende sigarette una dietro l’altra, tanto che a un certo punto mi bruciavano gli occhi, era seduto accanto a me. A un certo punto si’ e messo pure a fumare un sigaro. La cameriera ci ha dato un accendino molto carino, con tutte ste lucine. A un certo punto l’ho preso in mano. Era cosi’ orginale che pensavo di comprarne uno uguale e regalarlo a mia sorella. Incuriosito ho provato ad accenderlo un paio di volte e a un certo punto BOOM! Mi e’ scoppiato in mano!! Si sono girati tutti a guardarmi. Dal calore che ho sentito in faccia e l’odore di peli bruciati intenso pensavo di essermi sfigurato… Invece niente di grave solo uno spavento. Certo, ho pensato, che ste robe fatte in Cina sono proprio pericolose…. Mi e’ andata bene.

Domani probabilmente ospitero’ Martin a casa mia, deve lasciare l’appartamento e sistemarsi in hotel prima di partire. Visto che ho un due camere l’ho invitato a stare da me qualche giorno. Ma stasera sono particolarmente felice, perche’ Michelle mi ha finalmente contattato. Ero in discoteca lo scorso sabato e stavo parlando con Lisa e la sua amica. Michelle ballava di fronte a me, continuava a fissarmi e sorridermi. Alla fine mi e’ passata di fianco e le ho messo in mano il mio bigliettino da visita. Finalmente si e’ decisa a chiamarmi e domani ci vediamo!! Hehe!! E’ cosi’ carina che stento a crederci……………!!

L’aveva detto l’indovino…

Sono stato promosso a IT Operation Lead. E’ un titolo difficile da tradurre in Italiano, letteralmente potrebbe essere Capo delle Operazioni IT ma non suona bene. Poco importa, e’ comunque un riconoscimento importante anche se pero’ sto gia’ pensando di cambiare aria. La scorsa settimana erano in visita da Seattle un gruppo di colleghi di Microsoft che stanno formando un nuovo team qui nella sede di Pechino. Mi hanno invitato a cena, e mi hanno fatto una corte spietata tutta la sera cercando di convincermi a lasciare il mio posto e andare a lavorare con loro. Ero sorpreso, ma mi ha fatto molto piacere perche’ questi sono colleghi di Microsoft che stimo molto sul piano professionale e umano. Sono andato a fare un colloquio ieri con il direttore del team e devo dire che mi ha favorevolmente impressionato perche’ e’ uno che ha le idee chiare. Hanno assunto quasi tutto il team di 15 persone, manca solo una posizione e si sono rivolti a me perche’ ho molta esperienza e alcuni di loro mi conoscono bene. In questa posizione dovrei occuparmi di seguire un gruppo di quattro ingegneri. Mi sono preso due settimane per pensarci. Sono sicuro se dovessi andarmene dal team dove sono adesso non la prenderebbero bene pero’ per me e’ una grande occasione. La proposta che mi hanno fatto e il prodotto di qui dovrei occuparmi mi sembrano molto interessanti. Steremo a vedere. Lo aveva detto l’indivino che nel 2009 avrei cambiato lavoro, mi sa che forse ci ha azzeccato…

La ricetta della nonna

pansotti Oggi voglio consigliarvi una ricetta, uno dei miei piatti preferiti dopo la pizza. In realta’ la ricetta non e’ proprio della nonna, e’ stata mia zia Dina a cucinarmeli la prima volta. Abitava a Chiavari a quei tempi, quando ero bambino d’estate passavo qualche settimana in vacanza da lei. Li chiamava i “Pansotti”, in pratica degli involtini fritti con lo stracchino dentro. Il sapore e’ molto simile alla famosa focaccia col formaggio di Recco. Mi piacevano cosi’ tanto che mia nonna Tecla imparo’ a cucinarli e li chiamava molto semplicemente “i cosi col formaggio”. Sono buonissimi e ogni volta che torno in Italia non posso fare a meno di cucinarli anche perche’ all’estero lo stracchino putroppo non si trova. Si puo’ usare dell’altro formaggio ma non e’ la stessa cosa. La ricetta e’ facile facile. Bastano 500 grammi di farina e un po’ di sale e 2 etti di stracchino. Mettete la farina e il sale in una terrina e usate dell’acqua calda per preparare la pasta. Stendete la pasta con il mattarello, aggiungete lo stracchino e create un grosso raviolone, chiudendo bene i bordi. L’importante e’ non fare la pasta troppo sottile perche’ lo stracchino bollente, durante la frittura, potrebbe bucare la pasta e fuoriuscire compromettendo il risultato finale. Friggere in olio bollente, e cospargere di sale prima di servire

Porto Venere e Cinque Terre

Ce l’ho fatta, sono riuscito a fare il bagno!! Anche se c’era un vento freddo appena usciti, l’acqua era ancora abbastanza calda. Ne e’ valsa veramente la pena, e’ stato un giro fantastico quello che abbiamo fatto ospiti sulla barca dei miei zii Alberto e Rita, che ringrazio di cuore. Siamo partiti in mattinata da Rapallo e nel primo pomeriggio siamo arrivati a Porto Venere, dove ci siamo fermati una notte, e dove abbiamo mangiato pesce a volonta’. Il giorno dopo, prima di tornare, abbiamo compiuto un giro attorno alle isole di Palmaria, Tino e Tinetto, e poi visitato le Cinque Terre, tutti territori che dal 1997 sono stati inseriti tra i partimoni dell’umanità dell’UNESCO.

Essere donna in Cina

L’altra sera ho voluto approfondire con Cici l’argomento delle bambine neonate che vengono abbandonate dalle famiglie. “Si e’ vero mi ha detto” guardando in basso. “Ma in Cina ci sono cose molto belle e altre meno belle ma il tutto si bilancia, non trovi?”. Ho concordato con lei e ha proseguito: “Molto spesso non e’ la mamma a volerlo. Ho letto storie di molte donne che hanno sofferto aver perso la loro bambina. Normalmente succede a loro insaputa, qui in Cina le donne passano molto tempo in ospedale dopo il parto, a volte quasi un mese. E’ in quel momento che la famiglia prende una decisione su cosa fare e spesso sono i nonni di mentalita’ arretrata ad insistere per l’abbandono. Avere una figlia per una famiglia povera equivale a una perdita, e’ paragonabile a una risorsa come l’acqua che sprechiamo ogni giorno. Un giorno questa bimba crescera’, si sposera’ e si prendera’ cura di una altra famiglia. Mentre un figlio nella tradizione Cinese e’ quello che si prendera cura dei genitori finche’ saranno vivi, per qualsiasi evenienza.” Cici mi ha spiegato poi che nella dottrina confuciana, che e’ radicata nelle coscienza del popolo Cinese, la donna deve obbedire prima di tutto al padre, poi quando si sposera’ al marito e poi se perdera’ il marito al proprio figlio. “Una cosa che mi ha reso molto triste e’ che mio padre quando ero bambina mi diceva che dopo di me i miei genitori hanno avuto un altro figlio per avere qualcuno che mi facesse compagnia” poi con un tono di tristezza ha aggiunto “piu’ tardi pero’ mi rivelo’ di avermi mentito…. e ci rimasi molto male” Cici ha 23 anni, parla un inglese perfetto con un accento leggermente australiano, sembra di parlare con una persona di madrelingua tanto che quando l’ho incontrata le ho chiesto se aveva vissuto all’estero. “La mia famiglia era molto povera e nessuno credeva in me. Quando decisi che volevo continuare a studiare tutti i miei zii cercarono di convincere i miei genitori a non sprecare dei soldi per mandarmi a scuola perche’ tanto mi sarei sposata e avrei abbandonato la famiglia. Ma io mi sono rifiutata, ho combattutto fino in fondo, sono pure andata a parlare con i professori della scuola e con l’ufficio scolastico del mio paese. Alla fine ci sono riuscita. Negli ultimi tre anni sono tornata a casa solo una volta, e con quei parenti non ci parlo piu’, ma quando li ho visti ero fiera di me perche’ loro adesso hanno capito di avere sbagliato sul mio conto”. Cici quest’anno finira’ la laurea in lingue e sogna di lavorare per una multinazionale. Sono sicuro che avverera’ i suoi sogni.

Senza nome, senza famiglia

Venerdi’ sera sono stato per la prima volta a Duck de Chine, un ristorante aperto da poco molto innovativo che fa parte di un piccolo complesso di locali chiamato 1949: The Hidden City, un nuovo concetto sviluppato da un gruppo di investitori di Hong Kong. Cucina Cinese fusion, un mix tra Cinese e Francese, abbinamento azzeccato, locali molto belli, sicuramente il miglior ristorante che ho provato a Pechino fin’ora. Date un’occhiata alla review sul Financial Times. Ma l’argomento davvero interessante di oggi non e’ dove sono stato mangiare ma il contenuto della conversazione di quella serata.

Ho chiesto a Ying: “Cosa e’ successo al cielo di Pechino, e’ tornato l’inquinamento?” e lei “Non lo so, siamo stati davvero fortunati che durante le Olimpiadi c’e’ stato quasi sempre il sole”. Eh si’…. fortunati ho pensato. “Lo sai la mia amica ha avuto un bambino” mi ha detto Ying. “Congratulazioni e  come si chiama?” – le ho chiesto – “No ha ancora un nome, i Cinesi sono molto superstiziosi, spesso il nome viene deciso dopo la nascita in base a al giorno e l’ora che sei nato, l’anno, se pioveva oppure no, etc. etc. e di solito e’ un indovino che aiuta la famiglia a scegliere il nome. Nel mio caso, per esempio, sono nata nell’anno della tigre e il mio nome e’ stato scelto anche cercando una parola che si contrapponesse alla aggressivita’ della tigre. Ying significa femminilita’.” – e io – “Beh comunque sempre tigre sei rimasta…. hehe…”. La nostra conversazione e’ poi proseguita, e abbiamo parlato delle nascite in Cina, in alcune zone molto povere purtroppo succede ancora oggi che le femmine neonate vengano abbandonate per strada o vicino agli ospedali. Putroppo la gente che commette questi orrori e’ molto povera e senza la benche’ minima educazione scolastica, vive ancora come cent’anni fa quando non avere un primogenito maschio significava una grave perdita economica per la famiglia. A volte succede che questi bambini vengono recuperati e adattati spontaneamente da altre famiglie, ma non sempre e’ cosi’ purtroppo. “A me e’ andata bene” – ha continuato Ying – “i miei genitori a quel tempo erano poveri ma la legge che ogni famiglia puo’ avere un solo un figlio, per controllare le nascite, allora non esisteva. A quei tempi era possibile averne due, io sono nata per prima e i miei i genitori avevano ancora una possibilita’ che il secondo figlio fosse machio, cosi’ hanno deciso di tenermi”…… “Beh… menomale, le ho risposto…” – senza dare a vedere che dentro di me ero scioccato…, Ying ha continuato: “Purtroppo la vera Cina non e’ quella che vedi a Pechino, e non e’ quella che vedi in questo ristorante dove tu stasera hai speso la cifra che equivale a uno stipendio mensile intero per molti altri. La vera Cina e’ ancora molto povera”.

Lingue d’anatra

Sabato ho passato la giornata con Selina e la sua amica Nana. E’ stato divertente, abbiamo giocato con la console di Wii, ai Cinesi piace molto giocare con giochi elettronici oppure su internet. Nana ha una personalita’ sprizzante, un peperino…. Mi e’ simpatica anche se ha cercato di convincere Selina a non frequentarmi piu’ perche’ sono Italiano e quindi non sono affidabile… “Gli stranieri sono solo per divertirsi…” le ha detto. Sara’, da un lato devo darle credito di averci azzeccato… forse e’ anche per questo che mi piace, e’ scaltra… Dall’altro a volte penso che sia gelosia tipica tra donne… perche’ ogni tanto mi guarda con quegli occhiettini furbi… E poi se mi odia cosi’ tanto perche’ e venuta a cena e a ballare con me e Selina? Ehhh ste donne….. anatraAnche Nana lavora in televisione per un canale locale di Pechino, si occupa della sceneggiatura di un serial televisivo. A cena siamo andati al ristorante Hot Pot. Ho gia’ parlato di cosa si tratta in questo post. Abbiamo mangiato da non poterne piu’, spesa totale 20 euro, un furto… Ma questa volta sono riuscito a  fotografare da vicino il sangue condensato e le lingue d’anatra (nella foto accanto) che a Selina e Nana piacciono da impazzire… Le ultime 3 foto le ho scattate in un altro ristorante di hot pot, mesi fa.

Basilico, mozzarelle, pizza… aria di casa

pizzaSono fortunato, continuo a ripetermelo. Vivo in una zona di Pechino dove esiste una pizzeria Italiana che fa delle pizze buonissime, sicuramente sono la migliori di Pechino. Da tempo sono amico del pizzaiolo, si chiama Baghi, e’ di origini serbe ma e’ vissuto una vita a Napoli. Gli porto sempre le acciughe che ho comprato dall’Italia, sulla pizza non desidero altro. Ma la fortuna non finisce qui, circa due settimane fa il padre di Baghi, un casaro di professione, e arrivato a Pechino per allestire un caseificio, ottimo investimento visto che ce ne sono pochissimi in Cina. Da poco hanno incominciato a produrre mozzarella al taglio, bocconcini, ricotta, tutta roba fresca e sono stato uno dei primi ad assaggiare queste ghiottonerie: sono buonissime. Oggi ho pure trovato un piantina di basilico al supermercato Carrefour per un euro. Ma la fortuna piu’ grossa e’ questa pizza cucinata con tanta dedizione e tanta passione. Non ricordo in vita mia che una donna, a parte mia mamma, mia sorella, mia nonna e mia zia, abbia mai cucinato per me una pizza quindi oggi mi sento davvero fortunato….

La lettera di Bill

I want to share some thoughts on my last day as a full-time Microsoft employee.

For the last 33 years, I’ve had the ideal job. It’s been incredibly exciting to come here every day to work with the smartest people in the world to develop breakthrough software. Together, we have built a great company that has profoundly changed the world for the better.

After today, I will be shifting my full-time focus to the work of the Bill and Melinda Gates Foundation while keeping a strong connection to Microsoft.

The fact that I am making a career change does not mean that our work at Microsoft is done. In fact, the most exciting impact of our software is still ahead of us. Everything we have done up to now is just the foundation for the more dramatic breakthroughs to come. As you apply the magic of software to delivering a new generation of innovations, this company will continue to transform the way people communicate, create, and share experiences.

Microsoft is in an incredible position because we have momentum and a great pipeline of products and technologies. Even more important, we have great people at every level. In research and development we have great engineers focused on solving the most pressing challenges in computer science and turning new ideas into innovative products. In marketing, sales, and customer service, our world-class organizations keep getting better.

We also have strong leadership. As Microsoft has grown, one of the most exciting and fulfilling things for me has been to watch new leaders develop.

It starts at the very top. For the last 28 years, I have loved working side by side with Steve. Even now after all these years I am regularly impressed with his energy and insight. I think he and I have enjoyed one of the great business partnerships of all time. Steve has done a great job leading the company since he became CEO in 2000. Steve’s passion for democratizing the power of technology and inspiring customers, partners, and employees will keep us driving ahead.

I am thrilled to have Ray and Craig playing key roles in guiding the company’s strategy. For over a decade I had hoped that we could convince Ray to join Microsoft—and in the three years he has been here, he has made a huge difference in helping us focus on the challenge and opportunity of software plus services. I have worked with Craig for more than 15 years. His ability to anticipate the future direction of technology is a key asset, as is his deep interest in and understanding of emerging markets.

Of course, I’ll continue to be involved in the work of the company as part-time Chairman. As part of this I will help with a handful of projects that Steve, Ray, and Craig select.

As I reflect on the last three decades, the thing I’m proudest of is the role that this company has played in making the power of digital technology accessible and affordable. Software running on personal computers and other devices is the best tool for empowerment in human history. Microsoft founded the personal computer software business and we built the platforms that enabled the software industry to develop. Without your contributions, we would not have succeeded in making our dream of a computer on every desk and in every home a reality for more than 1 billion people worldwide—a dream we will extend to everyone in the future.

As I make the transition to focus more of my time and energy on the Gates Foundation, I am looking forward to applying the lessons I’ve learned—and, in some cases, the technologies that we have developed—to help address some of the critical issues that people around the world face in education, economic development, and health.

I want to thank all of you for your hard work and your dedication. It has been a privilege and an inspiration to come to Microsoft every day. I look forward to the amazing, world-changing innovations you will deliver in the years ahead as you continue the great work this company has always done.

Bill

Assunto

Dove eravamo rimasti? E’ stata una settimana ricca di eventi. Questa volta parliamo di lavoro pero’ perche’ e’ un argomento che non tocco da un po’ di tempo. Sono passati 6 mesi da quando sono arrivato qui e tante cose sono cambiate. All’inizio ero solo, oggi nel mio team siamo in 4, e sto per assumere altre due persone. Pian piano il mio ruolo e’ cambiato, non scrivo piu’ codice e oggi mi occupo solo di gestione, non solo di personale ma anche di un laboratorio di 250 computer. Devo dire che mi diverto molto in questo nuovo ruolo, lavorare con le persone e’ piu’ bello che con i computer. E’ stimolante aiutarli a crescere. Il nostro rapporto e’ molto positivo perche’ cerco sempre di mantenere un clima molto cordiale nel team. Non mi arrabbio mai con loro, la mia filosofia e’ di non dire mai di no a meno che sia proprio costretto a farlo, sono molto possibilista e preferisco non deludere le loro aspirazioni. Lascio molta liberta’ di azione in modo che possano crescere anche da soli, cerco solo di guidarli nella giusta direzione. Insomma un esperienza bella fin qui perche’ li vedo tutti molto contenti. Certo meglio che lavorare con i computer, macchine infernali, totalmente ignoranti e cui devi dire tutto cio’ che devono fare fino all’ultimo punto e virgola altrimenti si piantano. Beh, perche’ non dirvi anche i loro nomi: Quan, Annie e Emily. Oggi pero’ e’ un giorno particolare. Quan e’ un precario con un contratto a termine, e da tempo che insistivo con il management per farlo assumere fisso. E’ un talento, molto intelligente e davvero una persona per bene, educata e semplice. Dopo mesi ci sono riuscito ad avere il benestare per dargli un’opportunita’ e oggi ha dovuto affrontare i colloqui di rito che a Microsoft sono tour de force, un intera giornata nel quale vieni intervistato da almeno sei persone. Ma Quan e’ andato brillantemente, strabilliando tutti. Ero felice anche io per lui, so quanto quei colloqui sono duri e Quan mi ha ricordato quando li ho affronati io tanti tanti anni fa. Oggi invece sono io ad essere dall’altra parte del tavolo e a prendere la decisione finale. Sara’ davvero una soddisfazione unica, stringergli la mano e comunicargli il risulato finale: "Complimenti Quan, sei stato assunto"

Finlandia che passione

La mia passione per i viaggi e’ iniziata nel 1986. Mia madre mi convinse ad andare in vacanza con gli zii, la nostra famiglia non aveva programmi per quell’estate e sarebbe stata per me un’occasione per distrarmi un po’ e fare un esperienza diversa visto che stavo sempre chiuso in casa. Deluso dal mio primo amore, mi era venuta la passione per il computer, per la programmazione, e passavo ore inchiodato davanti al video a scrivere codice o a giocare (ero ancora un ragazzino). L’idea di mia madre si rivelo’ brillante, fu davvero un bel viaggio, i miei zii avevano una roulotte e la passione per il campeggio. L’avventura parti’ da Alessandria, arrivammo fino in Normandia per poi scendere verso Parigi, lungo la valle della Loira, visitando tutti i castelli. Dopo una sosta nella capitale, partimmo dinuovo, questa volta verso la riviera francese, e ci fermammo a San castello Rafael per una vacanza sul mare. La foto accanto e’ forse la piu’ significativa di quel viaggio, la feci con l’autoscatto, su uno di quei bellissimi prati che circondano il Castello di Chambord, il piu’ grande castello della Loira. Posti bellissmi. Chissa’ cosa pensavo quel giorno, sicuramente non che avrei usato quella foto per raccontare di me su un sito internet…. Ricordo quel viaggio come un’avventura che mi cambio’ la vita perche’ capii subito che amavo viaggiare. Decisi, al mio ritorno, che era importante imparare meglio l’inglese, far pratica magari corrispondendo per lettera con qualche altro studente all’estero, allora si chiamavano pen-pal o amici di penna, purtroppo internet non esisteva ancora. Cosi’ il mio caro amico Simone, compagno di banco, che aveva perso la testa per una Finlandese, e che mi aveva fatto una testa grossa cosi’ sulla scandinavia, si era offerto per trovarmi qualcuno che volesse corrispondere con me: “Chiedero’ a una delle mie corrispondenti Finlandesi se ha qualche amica che e’ interessata…” e io  “mi raccomando che sia carina… eh?”. Peccati di gioventù, chissa’ sembra quasi che le cose importanti che segnano la tua vita avvengano per caso. La prima lettera non tardo’ ad arrivare: “Ciao mi chiamo Riina Åkerman, ho 17 anni, sono alta 172cm, ho i capelli lunghi, un occhio blue e uno marrone. Ho un fratello di 13 anni e vivo a Turku in Finlandia dove la popolazione e’ 4 milioni di persone. I miei hobby sono nuotare, andare in bicicletta, ballare, suonare il pianoforte e l’arte. Per ora e’ tutto, ci sentiamo presto.”.

DSC_0003 Da cosa nasce cosa. Siamo diventati quasi subito amici. Scrivevo anche ad altri per imparare l’inglese ma con lei c’era un feeling particolare. Le sue lettere arrivavano sempre piu’ frequenti, ed erano sempre piu’ interessanti, era cosi’ curiosa….  Sulle lettere sono presto comparsi dei disegni misteriosi (Riina si era poi iscritta al liceo artistico) forse contenevano dei messaggi che io inzialmente non ho decifrato o a cui ho dato poca importanza. Non ho ben realizzato a cosa stavo andando incontro, ero troppo ingenuo a quei tempi, troppo giovane. Non sapevo che amare vuol dire ascoltarsi, capirsi, conoscersi. Poi sono incominciate le sue poesie, le sue lettere profumate, era impossibile non caderci. Ci separavano migliaia di chilometri ma era come se quelle distanze non esistessero piu’. Incominci a sognare, ad immaginare, fantasticare, forse anche a idealizzare…. e’ un gioco pericoloso… Sara’ come diceva la mia amica Sandra: “La lontananza e’ come il vento, spegne i piccoli fuochi e accende quelli grandi”. Sara’ che quando hai 18 anni hai ancora voglia di rischiare… Sara’ stata la mia passione per viaggiare e sete di avventura… Erano passati solo sei mesi dalla prima lettera di Riina quando decisi che per capodanno avrei preso il treno per andare a trovarla in Finlandia. Decisi per il treno perche’ con il biglietto InterRail per studenti ci sarebbe costato solo 285,000 Lire, se non sbaglio l’equivalente di 200 Euro, un furto oserei dire…. Non me la sentivo di fare il viaggio in macchina e l’aereo era troppo costoso, ma non volevo affrontare quel viaggio di 2,000 km da solo, 53 ore di treno… sola andata… Cosi’ chiesi all’amico Simone se voleva accompagnarmi, che tra l’altro aveva anche lui la passione per la Finlandia… Solo che lui non aveva il coraggio di andare a chiedere a sua madre se lo lasciava affrontare un viaggio del genere: “Non ti preoccupare, le vado a parlare io….” gli dissi. Ricordo ancora la tensione di quando andai a casa di Simone per svelare a sua madre il nostro piano…. “Non si preoccupi Signora, si fidi di me, andra’ tutto bene….” e alla fine fortunatamente non riusci’ a dirci di no…. Non ricordo fosse stato un problema invece chiedere il permesso ai miei genitori, che fortunatamente per queste cose non mi hanno mai ostacolato e di questo gli sono molto riconoscente. ….e cosi’ il gioco era fatto… Eravamo cosi’ felici quando io e Simone realizzammo che il nostro sogno di andare in Finlandia si sarebbe avverato!! Ricordo ancora l’emozione dei preparativi….

26 Dicembre 1987, sette del mattino, stazione di Alessandria. A Simone la sera prima avevo detto: “Puntuale, mi raccomando.” Quando e’ arrivato non c’era quasi nessuno, era ancora buio. Indossavo una giacca di jeans imbottita, avevo sulle spalle un zaino rosso e blu con dentro una bottiglia di spumante di Malvasia e lo stesso cappello di quella foto in Francia.  Non potevano mancare una scorta di cassette di musica da ascoltare durante il viaggio tra cui Selling England by The Pound dei Genesis che avevo comprato da poco.  Quando il treno e’ partito ricordo che fu un momento emozionante. In mattinata arrivammo alla stazione centrale di Milano. Abbiamo aspettato qualche ora poi siamo saliti sul quel treno fermo sui binari, destinazione Amburgo. Fu un lungo viaggio, attraversammo le montagne della Svizzera, poi quasi tutta la Germania. Qualche Italiano c’era e verso sera eravamo rimasti ormai gli ultimi passeggeri di quel treno. Non potevamo non fare amicizia con alcuni di loro. C’era anche Luca, ma ci sembrava un tipo antipatico e lo inizialmente lo evitammo. Ricordo che parlammo invece con due ragazzi che erano partiti da Trento. Uno di loro, non ricordo il nome, diceva che riusciva a riposarsi dormendo solo 15 minuti, lui lo chiama “Il pisolo tattico“. Mi e’ rimasto talmente impresso quel termine che uso quell’espressione ancora oggi. Mentre il treno entrava lentamente nella citta’ di Amburgo dove saremmo scesi tutti, io e Simone ci sentivamo ormai immersi nella nostra avventura. All stazione avevamo il tempo di fare quattro passi, ma non ci allontanammo troppo, a quell’ora girava brutta gente. Verso mezzanotte e’ arrivato il treno per Copenhaghen. Erano le prime ore del mattino quando alcune guardie della dogana Danese entrarono nello scomparitmento aprendo la porta di colpo gridando: “Pass control!”. Eravamo a Puttgarden, costa della Germania. Caricarono le carrozze del treno su un traghetto che ci avrebbe portato in Danimarca. Quella notte salimmo sul ponte di quella nave e scattammo questa foto. Simone e’ quello in mezzo.

finlandia

Arrivammo stanchi alla stazione di Copenanghen verso le 6 del mattino, e abbiamo poi dovuto aspettare qualche ora in stazione. Un vecchio alcolizzato che dormiva su una panchina ci spavento’ non poco, ricordo che urlava come un pazzo e tiro’ fuori un coltello. Cercammo di stargli alla larga. Poi verso le 9 salimmo dinuovo sul treno destinazione Svezia. Viaggiammo per circa un’ora e arrivammo a Helsingør dove ci caricarono su un altro traghetto. Oggi quel collegamento via mare non esiste piu’ perche’ negli anni successivi hanno costruito un ponte di otto chilometri che collega la costa Danese a quella Svedese. E cosi’ erravamo ormai in terra scandinava, ma quel giorno ci aspettava un altro lungo viaggio attraverso tutta la Svezia meridionale. Ci vollero circa 8 ore di treno, arrivammo alla stazione di Stoccolma che era ormai erano le 6 di sera. Non dimentichero’ mai quando io e Simone siamo scesci dal treno. Non avevamo mai visto cosi’ tante bionde e non capivamo piu’ niente…. eravamo come due topolini che si sono imbattuti per caso in un caseificio, anche perche’ avevamo trovato un posto nel quale le ragazze avevano il coraggio di guardarci e sorriderci, incredibile… Ormai rimasti da soli, gli altri italiani li avevamo persi per strada, mancava l’ultimo tratto del viaggio, il traghetto che ci avrebbe portato in Finlandia. L’ufficio informazioni della stazione ci disse che dovevamo prendere la metropolitana par arrivare al terminale. Fu allora, mentre aspettavamo il metro’ alla stazione di Stoccolma che incontrammo dinuovo Luca: “Sai dove si prende il traghetto per Turku?” e con un accento romagnolo ci rispose: “Ma certo, seguitemi, anche io sto andando li'”. E cosi’ diventammo amici, Luca aveva 6 anni e piu’ esperienza di noi, in Finlandia ci era gia’ stato. Ci racconto’ un sacco di cose interessanti… aveva le sue idee e convinzioni ma era un tipo con un grande vissuto, pieno di energie, simpatico, un po’ come tutti i romagnoli, non la smetteva mai di parlare e come tutti i romagnoli era ovviamente un perfetto donnaiolo… Salimmo insieme sul traghetto, la mitica Silija Line. Erano le nove di sera, una band finlandese suonava all’entrata di una bellisima nave bianca. Questa volta l’attraversata sul Mar Baltico era lunga, undici ore e il mattino dopo saremmo entrati nel porto di Turku, la nostra destinazione finale. Ma fu divertentissimo, a bordo di questa nave di 7 piani c’erano vari ristoranti, una discoteca e un night club. Insomma pareva un po’ di vivere il telefilm “The Love Boat”, ve lo ricordate? Mangiammo qualcosa e poi ci buttammo in discoteca. Quella notte conobbi Marianna, una ragazza finlandese. Era molto simpatica e parlava un inglese perfetto. Aveva viaggiato molto nonostante fosse piu’ o meno della stessa mia eta’. Rimasi subito sopreso da quanta differenza ci fosse rispetto alle ragazze della mia eta’ che conoscevo allora. Fu un serata molto divertente e spontanea, non chiudemmo occhio quella notte e il mattino dopo finalmente arrivammo nel porto di Turku. Salimmo su un taxi che ci porto’ in hotel, Luca continuo’ per la sua strada, ricordo solo che ero talmente sfinito dalla stanchezza che mi dimenticai la macchina fotografica sul traghetto….

Siamo arrivati all’hotel Hilton di Turku in mattinata. Avevamo fatto la prenotazione tramite agenzia. Fortunatamente era bassa stagione e la camera costava solo 90 mila lire a notte, che poi avremmo diviso in due. Dormimmo fino alle sei di sera, mi svegliai e fuori nevicava, c’erano 7 gradi sotto zero se non ricordo male. Telefonai a Riina che mi disse che sarebbe arrivata verso sera in hotel poi saremmo andati a mangiarci una pizza. Il grande momento era arrivato, piu’ tardi scesi nella lobby dell’hotel e attesi il momento fatidico…. Ero seduto un divano e guardavo fuori. A un certo punto di fronte all’entrata dell’hotel passa veloce una bellissima ragazza, alta, capelli castani lunghissimi, indossava un cappotto blue. Pero’ non si ferma e prosegue. Passano una manciata di secondi e la vedo tornare indietro. Poi si mette a guardare attraverso la vetrata dell’hotel. Ci siamo guardati e mi ha sorriso, ho capito subito che era lei.Furono 5 giorni vissuti spensieratamente. Ricordo ancora un pomeriggio intero passato su un divano a parlare, poi la sera del capodanno, il brindisi in hotel con la bottiglia di Malvasia, la camminata lungo il fiume Aura la notte di capodanno mentre nevicava. Riccordo la sensazione che provavo quando camminava davanti a me e si girava per sorridermi con un sorriso raggiante e poi quel cioccolatino a forma di cuore che ho trovato una mattina legato con l’elastico dei capelli alla maniglia della porta uscendo dalla camera dell’hotel. Ricordi, non mi accorgevo che stavo vivendo come in un sogno, poi e’ arrivato l’ultimo giorno ed e’ suonata la sveglia, e improvvisamente ho dovuto confrontarmi con la realta’. Certo, avessi l’esperienza che ho adesso avrei saputo esattamente come giocare la partita a mio favore e soprattutto difendermi, quando penso a quei giorni invece e’ incredibile realizzare quanto sono stato ingenuo… Che romantico che ero… e che stupido sono stato nel credere nell’amore platonico… Volevo che fosse mia per sempre, ma eravamo tutti e due troppo giovani, vivevamo troppo distante dall’altra, e poi io ero uno straniero non avrei mai accettato di vivere in Finlandia: “Davide perche’ soffrire?”. Riina, essendo Finlandese sapeva essere fredda, riusciva a controllare le sue emozioni e agire in modo razionale, al contrario di noi Italiani che spesso buttiamo nelle nostre decisioni troppe emozioni  e sentimenti. Pensava che sarebbe stato un futuro infelice il nostro e forse aveva ragione, chissa’… Cerco’ di spiegarmi che avremmo dovuto essere felici in quel attimo, che non si sentiva pronta per una relazione, non aveva mai avuto un ragazzo ed era meglio non rischiare di soffrire amando una persona che non poteva essere presente sempre, ogni giorno. Fu una lezione di vita, di quelle grandi, uno schiaffo alla mia spontaneita’ e ingenuita’. Non ebbe nemmeno il coraggio di accompagnarmi alla stazione la sera della partenza. Fortunatamente al terminale incontrammo dinuovo Luca, il quale cerco’ di consolarmi con le sue eulogie sulle donne, a 26 anni aveva capito gia’ tutto, un maestro di vita. Cerco’ di farmi sorridere durante tutto il viaggio col suo umorismo romagnolo e diventammo grandi amici pur essendo cosi’ diversi. Mi aveva Riina soprannominato Kaupukki Cowboy, il titolo di una serie televisiva finlandese, per quel cappello che portavo spesso in testa. Nonostante il suo supporto fu comunque un viaggio di ritorno terribile. Ricordo ancora quando arrivammo a Chiasso e rientrammo nel territorio Italiano, provai molta tristezza. Anche Luca era triste perche’ si tornava tra le Italiane “che se la tirano e sanno solo fare le sostenute” diceva… Con Riina Åkerman rimasi in contatto e mi venne anche a trovare in Italia dopo qualche anno, ma non fu piu’ la stessa cosa. Sono tornato in Finlandia in treno almeno una decina di volte, e ho provato in tutti i modi di trasferimi da quelle parti, ma ogni mio tentativo falli’ e alla fine capii che dovevo solo accettare il destino, dimenticare (anche se a quanto pare non l’ho ancora fatto, chissa’ perche’…) e metterci una pietra sopra. Cosi’ decisi di andare a studiare negli Stati Uniti, anche perche’ in Italia non ne volevo sapere di stare, anche se molta gente si chiedeva il perche’ e non capiva… Mi sono riletto questo post ieri e penso che spieghi poi cosa e’ successo dopo

Appendere le scarpe al chiodo? Mai…

ginocchio E’ qualche mese che spesso quando cammino ho male al ginocchio. Circa una settimana fa sono stato dal medico il quale mi ha raccomandato di fare una risonanza magnetica e vedere uno specialista. Ho seguito il consiglio e ieri sono stato dal dottor CC Kong, un medico chirurgo di Hong Kong specialista in medicina sportiva. Dopo aver guardato le lastre ho capito subito che mi avrebbe detto qualcosa che probabilmente non avrei gradito. Mi ha detto che il mio ginocchio destro sta dando segni di deterioramento, ho subito troppe operazioni, quattro per la cronaca, e che siccome non ho piu’ il menisco, la cartilagine si sta consumando velocemente, e questo mi sta causando dell’osteoartrosi. Risultato? Secondo il dottore dovrei fare due operazioni, una per pulire il ginocchio dai frammenti di cartilagine e poi fare un trapianto del menisco. Dopodiche’ potrei tornare a fare attivita’ sportiva pero’ per il momento mi ha sconsigliato di correre o fare lunghe camminate. Ci sono rimasto male, non tanto per le due operazioni quanto per il fatto che a volte e’ difficile accettare che gli anni passano e fare sport mi piace anche se qui a Pechino mi sono un po’ impigrito ultimamente. Fortunatamente il dottore mi ha detto che prima di intervenire posso provare a prendere la glucosamina, un farmaco che pare funzioni bene per chi soffre di artrosi. Tornando a casa ieri ero un po’ triste, ma ho pensato a chi sta peggio di me e a quanto sono fortunato, e il morale e’ migliorato. Devo ammettere che mi manca giocare a calcio, a Seattle potevo giocare la domenica pomeriggio una partitella tra amici. Qui invece faccio fatica a convincermi ad andare a giocare con i miei colleghi di lavoro alla sera anche perche’ ultimanente il dolore era fastidioso. Fortunatamente pero’ oggi va un po’ meglio, sembra che le medicine stiano facendo effetto. Non mi arrendero’ cosi’ facilmente e stasera ho fatto una pazzia, ho messo un annuncio sul That’s Beijing che cerco amici per giocare a calcio…. :-)

Pausa di riflessione

E’ un po’ che non scrivo su questo blog. Mi sono preso una pausa di riflessione, dovevo prendere una decisione importante e mi sono concentrato su me stesso. Riflettere, uscire con gli amici mi ha fatto bene. Ora sto meglio, ho quasi dimenticato tutto cio’ che mi e’ successo in questo brutto mese di Maggio. Ora siamo a Giugno, inizia un altro mese, le giornate sono belle e tutto cio’ che ho passato di negativo ultimamente mi sembra cosi’ lontano. L’estate a Pechino sta per arrivare e non vedo l’ora. Sara’ interessante vivere questi mesi di caldo e di grande intensita’ (vedi Olimpiadi). In estate in Cina non ci sono mai stato, dicono che ad Agosto ci saranno piu’ di 40 gradi, sara’ un esperienza nuova per me… Insomma penso di essermi scrollato di dosso quella brutta energia che avevo accumulato, e quindi……… via!! verso nuove avventure…… :-)

L’unione fa la forza

Oggi ho pensato se mai mi era capitato di vivere una situazione come quella di ieri. Mi sono tornati in mente i giorni dell’undici settembre, quando vivevo negli Stati Uniti. Ricordo ancora la reazione del popolo americano dopo l’attacco alle torri gemelle, fu anche quella un’esperienza indimenticabile. Prima lo stupore e l’incredulita’, poi il risveglio dello spirito nazionalista, la gente che sventolava bandiere americane sui ponti dell’autostrada, bandiere americane pure sui passeggini per bambini, ricordo una nazione che si e’ unita e ha regaito in preda alla rabbia e alla paura. Ma niente e’ paragonabile alla reazione a cui ho assistito ieri. Poi ho pensato all’Italia, l’unico giorno in cui l’ho vista cosi’ unita e’ dopo la vittoria al mondiale dell’82. La scena si dev’essere ripetuta per il mondiale vinto due anni fa, in Italia pero’ questa volta non c’ero. Mi e’ venuto un po’ da ridere pensare che solo il calcio riesce a farci sentire un paese unito anche se l’effetto dura pochi giorni. Dopo tre mesi la gente riprende a menarsi allo stadio, anche tra paese limitrofi. Ho visitato tanti paesi, poi in America e’ facile entrare a contatto con gruppi etnici di ogni parte del mondo, ma le divisioni che ci sono nel nostro paese e, credetemi, anche nelle all’interno dell comunita’ italiane all’estero non esistono in nessun’altra nazione al mondo. Ma preferisco chiudere il sipario su questo argomento.

Grazie e’ arrivederci?

La conversazione con la SAS si e’ fatta davvero interessante, oggi ho risposto con questo messaggio: “Mi dispiace ma declino l’offerta di cortesia delle bottiglie di vino. Sono in contatto con il mio avvocato di New York siccome sono un cittadino americano e vi faremo causa. L’incidente poteva essere evitato, quando eravamo ancora a terra l’allarme anticendo e’ scattato eppure il pilota, che era al suo primo volo come capitano, ha deciso di ignorarlo ed e’ partito ugualmente. Poi dopo quanto e’ successo, all’aereporto non c’era nessuno del personale SAS ad assisterci, non al check-in, non all’imbarco, e negli uffici della SAS…” insomma vi ho gia’ raccontato tutta la storia e non voglio ripetermi. Alla fine ho aggiunto: “.. e cosi’ dopo tutto quello che e’ successo mi date due bottiglie di vino da bere per dimenticare? Cos’e’ questo uno scherzo?”. La risposta non ha tardato ad arrivare, questa volta la pubblicita’ per il volo Pechino-Stoccolma a $460 euro (sola andata) non l’hanno inserita. “Ci dispiace molto sentire che avvierai azioni legali nei nostri confronti.” – ho letto in una frase molto formale, poi pero’ la conversazione e’ andata molto piu’ sul personale: “Comunque capisco come tu ti possa sentire in questo momento. Potresti dirmi quale pensi sia un gesto di cortesia appropriato? Faro’ del mio meglio per accontertarti. Firmato Yolanda” che notare scrive dall’ufficio di Pechino… A quel punto, molto scherzosamente sia chiaro, ho pensato di risponderle: “Cara Yolanda perche’ una sera io e te non andiamo a cena fuori o vieni a casa mia a portarmele quelle bottiglie che ce le beviamo insieme….?”… hehe…. Poi ho pensato che forse era meglio fare i seri e ho scritto: “Yolanda, sono un cliente della SAS dal 1997, vai a guardarti quanti voli ho fatto con la SAS e i suoi partner negli ultimi 11 anni. E’ questo il trattamento che mi riservate? Per favore di al tuo manager di contattare la signorina che lavorava alla ricezione della business lounge della SAS tra le 6 e le 8 di quel giorno. Visto che non mi credete chiedete a lei se e’ riuscita a trovare solo uno dei membri del personale SAS in tutto l’aereoporto. Nessuno. Ha chiamato pure il direttore dello scalo ma pure lui non sapeva dove dovevamo andare o cosa fosse successo. Dille che mezz’ora prima siamo stati negli uffici della SAS con un gruppo di passeggeri scandinavi che mi seguivano perche’ parlavo italiano. Una persona ci ha trattato malissimo, ci ha detto che non sapeva niente e poi si e’ chiusa nell’ufficio a chiave. Puoi chiedere di investigare la cosa e farmi sapere se secondo loro tutto il personale della SAS stava svolgendo le proprie funzioni regolarmente quel giorno? Quello si’ che per me potrebbe essere un miglior gesto di cortesia invece delle bottiglie di vino che mi aveve offerto per dimenticarmi di quanto e’ successo.”

Bevi che ti passa…

La scorsa settimana ho scritto alla SAS una lettera di proteste per quanto e’ successo sul quel volo Linate-Stoccolma e per come ci hanno trattato dopo all’areoporto. Ieri mi hanno finalmente risposto fornedomi spiegazioni e scuse. Ho dovuto documentarmi su internet per capirne di piu’ su cosa sia una APU (Auxiliary Power Unit). In pratica nella parte posteriore della fusoliera c’e’ una turbina che rimane accesa per alimentare la corrente elettrica quando l’aereo e’ parcheggiato a terra a motori spenti. Pare che il problema sia stato causato da una perdita d’olio in questa turbina, ora si spiega l’odore di bruciato e perche’ l’aria condizionata non funzionasse.  Mi hanno scritto: “Ci dispiace che lei e sua moglie” – nota di redazione, non capisco perche’ pensano che abbia una moglie o viaggiassi con qualcuno – “vi siate sentiti male dopo l’atterragio d’emergenza. Ci auguriamo che le spiegazioni fornite la facciano sentire meglio. Saremmo lieti di inviarle due bottiglie di buon vino all’indirizzo di domicilio o del suo ufficio come gesto di cortesia. Grazie e arrivederci”.

Mi sento meglio

Mi sono andato a leggere cosa sono le sindromi post traumatiche per capirne di piu’ su cosa mi e’ successo. Gli eventi che inducono lo sviluppo del disturbo sono quelli con maggior significato di minaccia per la vita e/o l’integrità fisica. Non colpisce le persone più “deboli” o “fragili”: spesso persone apparentemente “fragili” riescono ad attraversare senza conseguenze eventi traumatici abbastanza importanti, mentre persone “solide” si trovano in difficoltà dopo eventi che hanno un significato personale o simbolico particolarmente difficile da elaborare. Una parte di pazienti migliora dopo un breve periodo, un’altra sviluppa un disordine da stress acuto, altri ancora vanno incontro a disturbi diversi: somatoformi, dissociativi, depressione. Si possono riscontrare tra gli altri sintomi:

  • Flashback: un vissuto intrusivo dell’evento che si propone alla coscienza, “ripetendo” il ricordo dell’evento.
  • Numbing: uno stato di coscienza simile allo stordimento ed alla confusione.
  • Evitamento: la tendenza ad evitare tutto ciò che ricordi in qualche modo, o che sia riconducibile, all’esperienza traumatica (anche indirettamente o solo simbolicamente).
  • Incubi: che possono far rivivere l’esperienza traumatica durante il sonno, in maniera molto vivida.
  • Hyperarousal: caratterizzato da insonnia, irritabilità, ansia, aggressività e tensione generalizzate.

Sono tutti sintomi che ho rinosciuto in questi ultimi giorni, in forma lieve fortunatamente, anche se per il momento incubi non ne ho ancora avuti. Comunque non vi preoccupate, voglio tranquillizzare tutti perche’ oggi sto un po’ meglio, sento che dopo gli eventi che questa giornata ha portato con se’…  qualcosa si e’ rimesso in moto nel mio organismo, speriamo che continui cosi’. Ah dimenticavo…. il mascarpone e’ arrivato a destinazione… sano e salvo pure lui. Ormai e’ diventato un po’ una ‘torcia’ simbolo di questa brutta avventura che ho vissuto… e se ne sta tutto contento nel frigo a godersi il fresco. 

Vale la pena rischiare

Vi sto scrivendo a undicimila metri di altezza, su questo Airbus 340 che sta sorvolando la Russia e mi sta portando verso Pechino. Vorrei sottolineare una cosa visto alcune email che ho ricevuto oggi: so che cio’ che ho scritto riguardo la mia esperienza di ieri puo’ essere terrorizzante da leggere, soprattutto per chi magari non ha mai volato o ha paura di volare. E’ vero, e’ stato terribile ma non fraintendetemi, continuo a considerare l’aereo come il mezzo piu’ sicuro al mondo. Se andiamo a guardare i dati, quante persone muoiono in un anno sulle strade in Italia? In macchina, su una moto o semplicemente camminando? Tantissime, e credetemi tutto sommato per cio’ che leggo sulle cronache dei giornali, e nonostante la mia esperienza di ieri, mi sento molto piu’ sicuro a viaggiare su un aereo. Negli ultimi anni in Italia l’aereo di vittime ne ha fatte poche, eppure e’ un mezzo usato da milioni di persone. Penso la vera lezione per quanto riguarda l’esperienza di ieri e’ che la vita e’ appesa a un filo, non bisogna mai dimenticarlo. Questo vale se si viaggia su un aereo a velocita’ supersonica o se si sta chiusi in casa sdraiati sul divano. Forse pensare che trovarci su un aereo che precipita con l’impossibilita’ di fare qualcosa per salvarsi puo’ farvi credere che non salirci sopra vi renda piu’ sicuri, ma secondo me non e’ cosi’. Domani potreste uscire dalla macchina e venire investiti da un TIR che sta sbandando, anche in quel caso non potreste fare niente per salvarvi. L’antidoto non sta nel non rischiare, ma nel vivere la vita intensamente sempre, perche’ ci sono cose che nella vita non si possone controllare, come il timone di un aereo. 

Da Stoccolma

Ieri notte verso l’una e’ finalmente arrivato a prenderci a Linate il nuovo aereo da Copenhaghen, almeno cosi’ ci e’ stato detto. Quando sono salito a bordo l’aereo a me pareva esattamente lo stesso identico di prima. Alle due di notte eravamo dinuovo sulla pista di decollo, in un areoporto ormai deserto. Non e’ stato facile, mentre l’aereo prendeva quota stringevo forte le mani sugli appoggia-gomito del sedile. Poi pian piano mi sono tranquillizzato. Ho pensato che purtoppo non ho alternative, ho fatto una scelta di vita e non posso tornare indietro. Ma non mi rammarico, c’e’ gente che sta piu’ male di me, che non puo’ permettersi di viaggiare, che non ha un lavoro e quando ce l’ha cade da un impalcatura e muore, c’e’ gente che non ha niente, che ha fame e tutti i giorni teme che presto arrivera’ la fine. Insomma ho cercato di farmi coraggio da solo che alla fine e’ la cosa che funziona meglio di tutte. Il personale di bordo e’ stato molto  gentile e ci ha trattato con i guanti. Mi hanno detto che mi avrebbero dato una camera d’hotel appena arrivato a Stoccolma, di lasciare il mio numero di telefono e indirizzo che qualcuno della SAS mi avrebbe contattato nei prossimi giorni per parlare di quanto e’ successo. Siamo atterrati alle 5 del mattino, pareva la fine di un incubo anche se mi sentivo spaesato e stanchissimo. Dopo una lunga dormita ho mangiato qualcosa e ho fatto due passi. Mi sento ancora molto strano, faccio fatica a togliermi quelle immagini dalla mente, penso che una parte di me sia ancora sotto shock anche se ormai il peggio e’ passato. Ho parlato con i miei familiari e mi sono accorto mente raccontavo quanto e’ accaduto che tremavo ancora. Speriamo che passi presto. Ho scoperto che siamo finiti anche sulle news. Certamente voglio parlare con qualcuno della SAS di quanto successo, fin’ora sono solo riuscito a trovare un numero telefonico per le relazioni con il pubblico che e’ chiuso (apre solo dalle 9 a mezzogiorno). Ci sono due cose che mi hanno fatto arrabbiare di questa storia: una e’ che l’allarme anti incendio e’ scattato quando eravamo tutti ancora a terra ed e’ stato preso molto alla leggera, la seconda e che dopo il fattaccio, nessuno del personale SAS era raggiungibile e non sapevamo cosa fare. C’erano due addetti dell’aereoporto che sono stati con noi per un po’ ma nemmeno loro sapevano bene dove mandarci o cosa dirci. Ci hanno trattato come dei numeri. Ora sono qui nell’hotel che aspetto che arrivino le dieci di sera quando partiro’ per Pechino.