Cena a casa di un eunuco

L’imperatore Cinese poteva avere 3 mogli, 6 favorite e 72 concubine, la poligamia era legale per i re, gli imperatori e le classi dominanti cinesi di un tempo. A corte c’erano anche gli eunuchi, servitori di sesso maschile che erano sottoposti, in età prepuberale o puberale, a interventi più o meno estesi di mutilazione dell’apparato genitale. Pare che la castrazione fose inflitta la "prudenzialmente" in quanto gli enuchi erano destinati a svolgere il proprio servizio attorniati da tutte queste donne, o forse per evitare che concepissero figli a cui povessero trasmettere un giorno posti di potere….  Sopravvissuta alle ruspe della speculazione edilizia, a pochi passi da casa mia, c’e’ una antica residenza di un eunuco. Inizialmente questa residenza venne fatta costruire da un’imperatrice per riposarsi durante il lungo (si fa per dire…) viaggio verso il Palazzo d’Estate. In seguito la residenza venne donata all’eunuco favorito dell’imperatrice. Ora e’ stato trasformato in un ristorante. Ci sono stato sabato sera e l’atmosfera e’ davvero suggestiva. La residenza comprende 3 cortili, attorniati da varie stanze ognuna delle quali e’ ancora arredata con mobili, oggetti e dipinti antichi. Il servizio e’ davvero esclusivo, perche’ ognuna di queste stanze ha un tavolo solo, e i piatti che ci hanno servito erano davvero favolosi.

L’unione fa la forza

Oggi ho pensato se mai mi era capitato di vivere una situazione come quella di ieri. Mi sono tornati in mente i giorni dell’undici settembre, quando vivevo negli Stati Uniti. Ricordo ancora la reazione del popolo americano dopo l’attacco alle torri gemelle, fu anche quella un’esperienza indimenticabile. Prima lo stupore e l’incredulita’, poi il risveglio dello spirito nazionalista, la gente che sventolava bandiere americane sui ponti dell’autostrada, bandiere americane pure sui passeggini per bambini, ricordo una nazione che si e’ unita e ha regaito in preda alla rabbia e alla paura. Ma niente e’ paragonabile alla reazione a cui ho assistito ieri. Poi ho pensato all’Italia, l’unico giorno in cui l’ho vista cosi’ unita e’ dopo la vittoria al mondiale dell’82. La scena si dev’essere ripetuta per il mondiale vinto due anni fa, in Italia pero’ questa volta non c’ero. Mi e’ venuto un po’ da ridere pensare che solo il calcio riesce a farci sentire un paese unito anche se l’effetto dura pochi giorni. Dopo tre mesi la gente riprende a menarsi allo stadio, anche tra paese limitrofi. Ho visitato tanti paesi, poi in America e’ facile entrare a contatto con gruppi etnici di ogni parte del mondo, ma le divisioni che ci sono nel nostro paese e, credetemi, anche nelle all’interno dell comunita’ italiane all’estero non esistono in nessun’altra nazione al mondo. Ma preferisco chiudere il sipario su questo argomento.

Ore 2:28 – tre minuti indimenticabili

Sapevo che oggi alle 2:28 la Cina si sarebbe fermata per 3 minuti per commemorare le vittime del terremoto. Sono corso a casa mezz’ora prima, volevo partecipare anch’io in qualche modo. Ho atteso quel momento un po’ incredulo, dicevano che i clacson delle macchine avrebbero suonato ma non mi aspettavo niente di eccezionale. Poi sono scoccate le 2:28 e il fragore di una sirena, che ricordava quelle dei tempi di guerra, ha interrotto il rumore del traffico. Sono uscito sul balcone e i clacson sono partiti, il tutto si e’ trasformato in un tripudio di suoni inarrestabile. Tutte la macchine ferme, tutti in piedi stringendosi le mani, in silenzio ricordando tutte quelle persone innocenti che sono morte. Un’energia incredibile si e’ sprigionata nell’aria, una sensazione indescrivibile. E’ stato uno dei momenti piu’ commoventi che abbia mai provato. Non sono riuscito a contenere l’emozione, sentivo la loro sofferenza, la forza di quel’urlo che si levava al cielo, terribile, straziante. Sentivo un popolo, una citta’, una nazione solennemente unita nel dolore, ma che ha reagito con fermezza e con una forza ineguagliabili. Quel momento non lo dimentichero’ mai. Ho pensato a quella povera gente, dev’essere stato terribile. E’ stata una lezione per me, dopo tutto quello che mi e’ successo, avevo bisogno anche io di reagire in qualche modo. Provare quelle emozioni forti mi ha aiutato. Fortunatamente avevo la telecamera a portata di mano e ho catturato quei momenti in questo video che spero riuscirete soprattatto ad ‘ascoltare’ …… Bello, finalmente, il commento di Rampini.

Grazie e’ arrivederci?

La conversazione con la SAS si e’ fatta davvero interessante, oggi ho risposto con questo messaggio: “Mi dispiace ma declino l’offerta di cortesia delle bottiglie di vino. Sono in contatto con il mio avvocato di New York siccome sono un cittadino americano e vi faremo causa. L’incidente poteva essere evitato, quando eravamo ancora a terra l’allarme anticendo e’ scattato eppure il pilota, che era al suo primo volo come capitano, ha deciso di ignorarlo ed e’ partito ugualmente. Poi dopo quanto e’ successo, all’aereporto non c’era nessuno del personale SAS ad assisterci, non al check-in, non all’imbarco, e negli uffici della SAS…” insomma vi ho gia’ raccontato tutta la storia e non voglio ripetermi. Alla fine ho aggiunto: “.. e cosi’ dopo tutto quello che e’ successo mi date due bottiglie di vino da bere per dimenticare? Cos’e’ questo uno scherzo?”. La risposta non ha tardato ad arrivare, questa volta la pubblicita’ per il volo Pechino-Stoccolma a $460 euro (sola andata) non l’hanno inserita. “Ci dispiace molto sentire che avvierai azioni legali nei nostri confronti.” – ho letto in una frase molto formale, poi pero’ la conversazione e’ andata molto piu’ sul personale: “Comunque capisco come tu ti possa sentire in questo momento. Potresti dirmi quale pensi sia un gesto di cortesia appropriato? Faro’ del mio meglio per accontertarti. Firmato Yolanda” che notare scrive dall’ufficio di Pechino… A quel punto, molto scherzosamente sia chiaro, ho pensato di risponderle: “Cara Yolanda perche’ una sera io e te non andiamo a cena fuori o vieni a casa mia a portarmele quelle bottiglie che ce le beviamo insieme….?”… hehe…. Poi ho pensato che forse era meglio fare i seri e ho scritto: “Yolanda, sono un cliente della SAS dal 1997, vai a guardarti quanti voli ho fatto con la SAS e i suoi partner negli ultimi 11 anni. E’ questo il trattamento che mi riservate? Per favore di al tuo manager di contattare la signorina che lavorava alla ricezione della business lounge della SAS tra le 6 e le 8 di quel giorno. Visto che non mi credete chiedete a lei se e’ riuscita a trovare solo uno dei membri del personale SAS in tutto l’aereoporto. Nessuno. Ha chiamato pure il direttore dello scalo ma pure lui non sapeva dove dovevamo andare o cosa fosse successo. Dille che mezz’ora prima siamo stati negli uffici della SAS con un gruppo di passeggeri scandinavi che mi seguivano perche’ parlavo italiano. Una persona ci ha trattato malissimo, ci ha detto che non sapeva niente e poi si e’ chiusa nell’ufficio a chiave. Puoi chiedere di investigare la cosa e farmi sapere se secondo loro tutto il personale della SAS stava svolgendo le proprie funzioni regolarmente quel giorno? Quello si’ che per me potrebbe essere un miglior gesto di cortesia invece delle bottiglie di vino che mi aveve offerto per dimenticarmi di quanto e’ successo.”

Bevi che ti passa…

La scorsa settimana ho scritto alla SAS una lettera di proteste per quanto e’ successo sul quel volo Linate-Stoccolma e per come ci hanno trattato dopo all’areoporto. Ieri mi hanno finalmente risposto fornedomi spiegazioni e scuse. Ho dovuto documentarmi su internet per capirne di piu’ su cosa sia una APU (Auxiliary Power Unit). In pratica nella parte posteriore della fusoliera c’e’ una turbina che rimane accesa per alimentare la corrente elettrica quando l’aereo e’ parcheggiato a terra a motori spenti. Pare che il problema sia stato causato da una perdita d’olio in questa turbina, ora si spiega l’odore di bruciato e perche’ l’aria condizionata non funzionasse.  Mi hanno scritto: “Ci dispiace che lei e sua moglie” – nota di redazione, non capisco perche’ pensano che abbia una moglie o viaggiassi con qualcuno – “vi siate sentiti male dopo l’atterragio d’emergenza. Ci auguriamo che le spiegazioni fornite la facciano sentire meglio. Saremmo lieti di inviarle due bottiglie di buon vino all’indirizzo di domicilio o del suo ufficio come gesto di cortesia. Grazie e arrivederci”.

Dal paese dei pirati…

Ho letto questo articolo di Rampini intitolato “Microsoft, a Pechino ricerca contro la pirateria”. Mi dispiace tornare alla carica nei confronti di un giornalista professionista quale e’ Federico Rampini di Repubblica, pero’ questa volta tocca un argomento che mi riguarda molto da vicino visto che lavoro per Microsoft. Intanto offre al lettore un quadro sbagliato dicendo che il centro e’ destinato a “ospitare 5.000 ricercatori entro il 2010″. In realta’ solo una parte di quei cinquemila dipendenti saranno ricercatori, molti saranno programmatori, ingegneri, sviluppatori, tester, manager che lavoreranno su prodotti che Microsoft mette sul mercato, sara’ un vero centro di sviluppo per niente diverso da quello che Microsoft ha in funzione a Redmond negli Stati Uniti. Poi, dal tono dell’articolo, sembra quasi che Microsoft abbia messo 5.000 persone a combattere la pirateria Cinese, che provoca ingenti danni… un’enfasi ancora una volta negativa su questo paese da parte di Rampini che non capisco. A parte che conosco alcuni dei progetti su cui i nostri ricercatori stanno lavorando e non ho mai sentito parlare di pirateria, poi comunque non e’ l’obiettivo principale per la quale Microsoft sta investendo da queste parti. Rampini parla del basso costo della manodopera, su questo non posso negare la sua tesi ma non e’ certamente l’unico motivo. In Cina ogni anno si laureano 250 mila studenti in scienze dell’informazione, 6 volte tanto quello offre in bacino statunitense e quindi molte piu’ opportunita’ di trovare dei talenti. Quindi assumere ingegneri in gamba negli Stati Uniti non e’ solamente diventato costoso ma anche difficoltoso visto i ritmi di crescita di questa azienda. Poi, dopo avere lavorato un anno a fianco dei Cinesi posso affermare senza dubbi che questa e’ gente scaltra, lavora sodo, non si fa problemi e impara velocemente, molto velocemente. Per me e’ un onore lavorare con gente del genere. Qui faccio parte del gruppo di Windows Mobile che sviluppa il software che viene installato sui telefonini e non bisogna scordarsi che la Cina produce il 40% dei telefonini che vengono venduti nel mondo, per non parlare del numero di utenti, in Cina ci sono 400 milioni di telefonini (primi al mondo). Quindi aldila’ di cio’ che Rampini scrive l’investimento di Microsoft mi sembra azzeccato Infine non dimentichiamoci che, per tanto sia dannosa la pirateria, Microsoft ha minacce ben piu’ grandi da cui guardarsi. Avete sentito parlare per caso di Apple o Google? Di sicuro il caro Federico Rampini, ce l’ha a morte con la Cina, dopo aver letto questo articolo non ho piu’ dubbi. Che dire… peccato. Quando ero arrivato in Cina un anno fa, mi misi in contatto con lui e parlammo di incontrarci, poi pero’ non successe nulla. Ora se leggesse cio’ che ho scritto di lui forse cambierebbe idea, chissa’… A me non dispiacerebbe incontrarlo e cercare di fargli cambiare idea sulla Cina ma a quanto pare sarebbe un’impresa davvero difficile. Mi sorprende che lui o qualche altro giornalista americano non abbia ancora scritto che il terremoto dell’altro giorno e’ stato organizzato dal governo Cinese per togliere l’attenzione dalle proteste in Tibet…

La terra ha tremato

Erano le passate le due del pomeriggio, ho sentito un leggero dondolio. Ho pensato solo per un secondo al terremoto, poi pero’ non ci ho creduto e mi sono quasi scordato cosa fosse successo. Ma dopo non molto ho aperto il sito della Repubblica e ho appreso la brutta notizia. L’epicentro e’ in una zona molto povera della Cina, sono sicuro che quando arriveranno le immagini saranno catastrofiche. Che peccato, chissa’ quanti saranno i morti. Una terribile tragedia per questa gente, per non parlare di cosa e’ successo in Birmania. Insomma giornate tristi queste. Speriamo in un po’ di tregua per tutti… Ho cambiato il sottofondo musicale del sito, il pezzo si intitola Spectral Morning. La mia amica Sandra di Seattle avrebbe detto: “Un segno……….” 

Mi sento meglio

Mi sono andato a leggere cosa sono le sindromi post traumatiche per capirne di piu’ su cosa mi e’ successo. Gli eventi che inducono lo sviluppo del disturbo sono quelli con maggior significato di minaccia per la vita e/o l’integrità fisica. Non colpisce le persone più “deboli” o “fragili”: spesso persone apparentemente “fragili” riescono ad attraversare senza conseguenze eventi traumatici abbastanza importanti, mentre persone “solide” si trovano in difficoltà dopo eventi che hanno un significato personale o simbolico particolarmente difficile da elaborare. Una parte di pazienti migliora dopo un breve periodo, un’altra sviluppa un disordine da stress acuto, altri ancora vanno incontro a disturbi diversi: somatoformi, dissociativi, depressione. Si possono riscontrare tra gli altri sintomi:

  • Flashback: un vissuto intrusivo dell’evento che si propone alla coscienza, “ripetendo” il ricordo dell’evento.
  • Numbing: uno stato di coscienza simile allo stordimento ed alla confusione.
  • Evitamento: la tendenza ad evitare tutto ciò che ricordi in qualche modo, o che sia riconducibile, all’esperienza traumatica (anche indirettamente o solo simbolicamente).
  • Incubi: che possono far rivivere l’esperienza traumatica durante il sonno, in maniera molto vivida.
  • Hyperarousal: caratterizzato da insonnia, irritabilità, ansia, aggressività e tensione generalizzate.

Sono tutti sintomi che ho rinosciuto in questi ultimi giorni, in forma lieve fortunatamente, anche se per il momento incubi non ne ho ancora avuti. Comunque non vi preoccupate, voglio tranquillizzare tutti perche’ oggi sto un po’ meglio, sento che dopo gli eventi che questa giornata ha portato con se’…  qualcosa si e’ rimesso in moto nel mio organismo, speriamo che continui cosi’. Ah dimenticavo…. il mascarpone e’ arrivato a destinazione… sano e salvo pure lui. Ormai e’ diventato un po’ una ‘torcia’ simbolo di questa brutta avventura che ho vissuto… e se ne sta tutto contento nel frigo a godersi il fresco. 

Il nuovo campus di Microsoft

image008 Si e’ tenuta ieri a Pechino la cerimonia di apertura del cantiere del nuovo campus che Microsoft costruira’ a ZhungGuanChun, la Silicon Valley di Pechino. Un investimento di 280 milioni di dollari, quando sara’ completato nel 2010 sara’ il piu’ grande centro di ricerca di Microsoft al di fuori degli Stati Uniti. Il cantiere e’ a un centinaio di metri da casa mia, sara’ interessante vederlo costruire in questi anni. Chissa’, se faro’ ancora parte di Microsoft quando sara’ pronto, sarebbe veramente una fortuna poter avere un ufficio cosi’ vicino a casa, specialmente in una citta’ grande come Pechino. Soprattutto sara’ per me un onore fare parte di questo progetto. Clicca qui per vedere le foto della cerimonia.

Vale la pena rischiare

Vi sto scrivendo a undicimila metri di altezza, su questo Airbus 340 che sta sorvolando la Russia e mi sta portando verso Pechino. Vorrei sottolineare una cosa visto alcune email che ho ricevuto oggi: so che cio’ che ho scritto riguardo la mia esperienza di ieri puo’ essere terrorizzante da leggere, soprattutto per chi magari non ha mai volato o ha paura di volare. E’ vero, e’ stato terribile ma non fraintendetemi, continuo a considerare l’aereo come il mezzo piu’ sicuro al mondo. Se andiamo a guardare i dati, quante persone muoiono in un anno sulle strade in Italia? In macchina, su una moto o semplicemente camminando? Tantissime, e credetemi tutto sommato per cio’ che leggo sulle cronache dei giornali, e nonostante la mia esperienza di ieri, mi sento molto piu’ sicuro a viaggiare su un aereo. Negli ultimi anni in Italia l’aereo di vittime ne ha fatte poche, eppure e’ un mezzo usato da milioni di persone. Penso la vera lezione per quanto riguarda l’esperienza di ieri e’ che la vita e’ appesa a un filo, non bisogna mai dimenticarlo. Questo vale se si viaggia su un aereo a velocita’ supersonica o se si sta chiusi in casa sdraiati sul divano. Forse pensare che trovarci su un aereo che precipita con l’impossibilita’ di fare qualcosa per salvarsi puo’ farvi credere che non salirci sopra vi renda piu’ sicuri, ma secondo me non e’ cosi’. Domani potreste uscire dalla macchina e venire investiti da un TIR che sta sbandando, anche in quel caso non potreste fare niente per salvarvi. L’antidoto non sta nel non rischiare, ma nel vivere la vita intensamente sempre, perche’ ci sono cose che nella vita non si possone controllare, come il timone di un aereo. 

Da Stoccolma

Ieri notte verso l’una e’ finalmente arrivato a prenderci a Linate il nuovo aereo da Copenhaghen, almeno cosi’ ci e’ stato detto. Quando sono salito a bordo l’aereo a me pareva esattamente lo stesso identico di prima. Alle due di notte eravamo dinuovo sulla pista di decollo, in un areoporto ormai deserto. Non e’ stato facile, mentre l’aereo prendeva quota stringevo forte le mani sugli appoggia-gomito del sedile. Poi pian piano mi sono tranquillizzato. Ho pensato che purtoppo non ho alternative, ho fatto una scelta di vita e non posso tornare indietro. Ma non mi rammarico, c’e’ gente che sta piu’ male di me, che non puo’ permettersi di viaggiare, che non ha un lavoro e quando ce l’ha cade da un impalcatura e muore, c’e’ gente che non ha niente, che ha fame e tutti i giorni teme che presto arrivera’ la fine. Insomma ho cercato di farmi coraggio da solo che alla fine e’ la cosa che funziona meglio di tutte. Il personale di bordo e’ stato molto  gentile e ci ha trattato con i guanti. Mi hanno detto che mi avrebbero dato una camera d’hotel appena arrivato a Stoccolma, di lasciare il mio numero di telefono e indirizzo che qualcuno della SAS mi avrebbe contattato nei prossimi giorni per parlare di quanto e’ successo. Siamo atterrati alle 5 del mattino, pareva la fine di un incubo anche se mi sentivo spaesato e stanchissimo. Dopo una lunga dormita ho mangiato qualcosa e ho fatto due passi. Mi sento ancora molto strano, faccio fatica a togliermi quelle immagini dalla mente, penso che una parte di me sia ancora sotto shock anche se ormai il peggio e’ passato. Ho parlato con i miei familiari e mi sono accorto mente raccontavo quanto e’ accaduto che tremavo ancora. Speriamo che passi presto. Ho scoperto che siamo finiti anche sulle news. Certamente voglio parlare con qualcuno della SAS di quanto successo, fin’ora sono solo riuscito a trovare un numero telefonico per le relazioni con il pubblico che e’ chiuso (apre solo dalle 9 a mezzogiorno). Ci sono due cose che mi hanno fatto arrabbiare di questa storia: una e’ che l’allarme anti incendio e’ scattato quando eravamo tutti ancora a terra ed e’ stato preso molto alla leggera, la seconda e che dopo il fattaccio, nessuno del personale SAS era raggiungibile e non sapevamo cosa fare. C’erano due addetti dell’aereoporto che sono stati con noi per un po’ ma nemmeno loro sapevano bene dove mandarci o cosa dirci. Ci hanno trattato come dei numeri. Ora sono qui nell’hotel che aspetto che arrivino le dieci di sera quando partiro’ per Pechino.

Sono ancora vivo…

E’ stata una giornata che non dimentichero’ mai. Quando ho salutato mia madre, mia sorella e la mia prozia che e’ venuta per la prima volta ad accompagnarmi all’aereoportp, mi sono avviato verso l’imbarco del volo senza il minimo sospetto che qualcosa di anormale sarebbe successo. Routine insomma. Una volta seduto sull’aereo le hostess hanno incominciato con la solita dimostrazione delle norme di sicurezza prima del volo e tutto continuava a sembrare una routine. Poi improvvissamente un suono le ha interrotte, un allarme e’ suonato e la hostess si e’ fermata ed e’ entrata nel bagno, ha controllato per un po’ e poi visto che l’allarme non si fermava cosi’ ha chiamato il capitano il quale e’ uscito dalla cabina di pilotaggio ed e’ entrato nel bagno per controllare anche lui. Tutti leggevano il giornale tranquilli mentre io osservavo impaziente. Pareva che qualcosa non andasse. Sono arrivati i tecnici e poi l’annuncio del capitano: “E’ scattato l’allarme anti incendio in uno dei bagni. Abbiamo chiamato i tecnici a Copenhaghen e ci hanno detto che la cosa e’ dovuta a un rientro dei gas di scarico dallo sportello posteriore dell’aereo. Tutto regolare si puo’ decollare.” Pero’ mentre ci avviamo verso la pista di decollo qualcosa continua a non sembrare normale. Faceva un caldo bestiale, l’aria condizionata non funzionava e non capivo perche’. Facciamo per partire e dopo l’accelerata iniziale incomincia a sentirsi un odore di bruciato. Pareva un odore di olio da cucina quindi ho cercato di tranquillizzarmi ed ignorare la cosa. Poi la gente ha iniziato a urlare: “Stop! Stop!!”. Tre le urla e il panico comincio a non capire piu’ niente poi di colpo l’aereo sembra  perdere quota e compie un’improvvisa virata a sinistra. I motori rallentano, tutto sembra fermarsi, mentre l’aereo continua a girare verso sinistra. La passeggera a fianco a me ansima, panico generale, la gente continua a urlare a quel punto ho pensato: “E’ finita”. Sono tante le cose che mi sono passate per la mente e faccio fatica a ricordarle tutte. Ho pensato davvero che ero arrivato alla fine che ci saremmo schiantati. Ho pensato a quelli delle case di sotto a quanti sarebbero morti. Ho pensato alla mia famiglia, a quanto avrebbero sofferto guardando le notize, sarebbe stato un colpo per loro. Ho pensato di essere uno stupido a non avere avuto il coraggio di abbandonare il volo quanto ci sono state le prima avvisaglie che qualcosa non andava. Ho pensato a quanto avrei sofferto nello schianto, e che tutto forse sarebbe durato solo un attimo e quindi meglio cosi’. Ho iniziato ad accettare il fatto che sarei morto cosi’ giovane, e’ stata una esperienza terribile… Poi nonostante l’aereo continuasse a virare e ondulare sfiorando le case di sotto qualcosa mi ha ridato speranza.  I motori sembravano ancora spingere per tenerci in quota. Poi pero’ un altro abbassamento improvviso… “Se ci salviamo e’ un miracolo” ho pensato. Finalmente l’annuncio della hostess: “State tutti calmi cerchermo di atterrare”. Incredibile! L’areo e’ continuato a scendere molto velocemente ed e’ atterrato pesantement dopo pochi minuti sulla pista. Credetemi …. non riuscivo a crederci che ero ancora vivo. Ci siamo fermati e subito siamo stati attorniati dai vigili del fuoco. Poi sono spariti, non ricordo piu’ se l’odore c’era ancora. Il comandante e’ uscito dall’abitacolo e ci ha detto di attendere perche’ non sapevano cosa sarebbbe successo, se ci avrebbero mandato un altro aereo da Copenhagen o forse avrebbero aggiustato quello. In inglese ci ha detto: “Questo e’ stato il mio primo decollo da comandante, non pensavo sarebbe stato cosi’ avventuroso…” Qualcuno ha avuto il coraggio di applaudire… Poi finalmente l’annuncio che avremmo dovuto sbarcare. Poco male ero ancora sotto shock, sono uscito dall’aereo ma stavo ancora male. Ci hanno detto di andare a prendere i bagagli. Apetta, aspetta… E’ passata quasi un’ora. Avevo lo sguardo perso nel vuoto, mi sentivo confuso. Poi un annuncio in inglese:”Siamo davvero spiacenti i bagagli non arriveranno, andate tutti al secondo piano al self-service, la SAS vi offrira’ una cena gratis”. Una cena gratis? E’ esattamente cio’ di qui ho bisogno in questo momento…. Andiamo tutti al self service e ci dicono che ci siamo sbagliati. Allora torniamo al check-in della SAS e non c’e’ nessuno. Andiamo negli uffici della SAS e un’impiegata ci risponde in modo molto maleducato e poi si defila. Non sapevamo cosa fare, abbiamo vagato tutti e 150 per l’aeroporto senza sapere dove andare. Mi sembrava di vivere un incubo… Ritorniamo al self service e finalmente ci dicono che possiamo accamparci tutti li’. Io pero’ non ho fame e continuo a camminare per l’aeroporto ancora sotto shock. Finalmente mi decido, ho ancora un euro in tasca e chiamo mia madre e mia sorella. Ho incominciato a stare meglio. Poi torno al self service e chiedo: “Ho del mascarpone con me nella valigia me lo potete tenere in frigo?” Un impiegato mi dice che non ci sono problemi, finalmente qualcuno di umano…. Ho ordinato un piatto di prosicutto e una bottiglia di vino. Mi siedo, mi accorgo che sono passate tre ore da quando tutto e’ successo. Incomincio a realizzare che tremenda esperienza ho vissuto e mi si bagnano gli occhi. Poi l’impiegato del self service ritorna e con un accento latino mi dice: “Era davvero buono il mascarpone, grazie!”. Ho apprezzato molto il suo umorismo nello sconforto generale. Cosi’ ho tirato fuori il portatile e ho scritto queste parole. Sono le 9 e mezza, l’aereo nuovo che arrivera’ da Copehaghen per portarci a destinazione arrivera’ qui all’una di notte.

Ci vediamo a Pechino

Ieri uscendo da una pizzeria mi sono trovato davanti questo cartello. Ho fatto un sacco di risate e ci sono ritornato stamattina per scattare una foto visto che sono nato lo stesso giorno di Michelangelo… :-)

Pare che qui ad Alessandria di recente abbiano messo queste ‘statue’ molto moderne al centro di alcune rotonde, e pare che qualcuno non abbia gradito. Ormai mi rimangono poche ore prima di del viaggio che mi riportera’ a Pechino. Faro’ scalo a Stoccolma questa volta. Stamattina sono riuscito finalmente a ritrovare un album di foto che cercavo da tempo che documentano dei miei viaggi in Finlandia. Ho pensato che sia arrivato forse il momento giusto per raccontare meglio quei viaggi…