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La casa di Mao Zedong

donnaDopo quasi 3 ore di viaggio in mezzo alla campagna su quel piccolo pulmino siamo arrivati finalmente a Shaoshan, la citta’ natale di Mao Zedong. Una piccolo villaggio di circa 100 mila abitanti, trasformato in una attrazione turistica. Mi sembrava di essere arrivato in un luogo quasi sacro. Ho chiesto a Vivi se qualcuno considera Mao come un Dio e mi ha risposto di si’, specialmente i piu’ anziani. Mi ha davvero colpito una vecchia donna inginocchiata difronte alla statua di Mao (nella foto). E’ rimasta li’ per diversi minuti, continuava ad agitarsi, prostrandosi ringraziandolo, quasi fosse davanti a una divinita’. A un certo punto quelli in coda dietro di lei si sono stufati di attendere e l’hanno dovuta spostare quasi trascinandola di peso. Un segno di quanto ammirazione ci sia ancora per quest’uomo. Incredibile visto la quantita’ di Cinesi che ha fatto ammazzare. Solo durante la rivoluzione culturale sono morti per causa sua almeno 60 milioni di persone, molti dei quali per fame. Il tour organizzato ha cercato in vari modi di farci comprare una statuetta di Mao e ci si e’ messa anche Vivi: “Non la compri anche tu?”. No grazie.

A circa 60 km di distanza da Shaoshan, c’e’ anche la citta’ Natale di Liu Shaoqi, un altro dei fondatori del Partito Comunista Cinese. Mao e Liu si sono conosciuti frequentando la stessa scuola, erano grandi amici. Hanno collaborato uno a fianco all’altro finche’ Mao ha capito che Liu poteva diventare una minaccia per la sua popolarita’. Infatti durante la rivoluzione culturale Liu e i suoi seguaci presero le distanze dalla politica di Mao, un errore che Liu pago’ a caro prezzo. Allora la parola d’ordine delle Guardie rosse era: a morte chi non è fedele a Mao. Liu divento’ il nemico che doveva essere eliminato per nascondere le terribili conseguenze degli errori di politica economica di Mao. Liu venne accusato di essere un traditore, venne arrestato e imprigionato in un campo di lavoro e morì nel 1969 durante la prigionia per diabete non curato, a causa – vale a dire – di mancanza intenzionale di cure mediche. Venne sepolto in un luogo ignoto, sotto falso nome. I suoi famigliari vennero informati solo dopo 3 anni della sua morte, e i Cinesi lo vennero a sapere dopo 10 anni. Ho visitato anche la casa di Liu che oggi e’ un grande parco.

Immondizia, il cancro del mondo

immond Uno dei piu’ grandi problemi che l’umanita’ dovra’ affrontare nei prossimi decenni e’ quello dell’immondizia. Qui in Cina e’ molto piu’ evidente che in altri paesi perche’ i Cinesi, come al solito, hanno scarsa capacita’ di organizzazione. Ma non pensate che le cose vadano meglio in altri paesi, avete visto cosa e’ successo a Napoli, Palermo. Gli Stati Uniti poi producono piu’ immondizia della Cina nonostate la popolazione Americana sia un quarto di quella Cinese. Ma il viaggio nelle campagne di Changsha mi ha davvero aperto gli occhi su questo problema. Lungo il tragitto ho visto montagne di spazzatura per la strada. Apparentemente nei villaggi non c’e’ un sistema di raccolta e spesso viene abbandonata per strada. In alcune zone ci sono dei contenitori di cemento dove a volte viene bruciata sul posto ma probabilmente la gente nei villaggi non sa che cosi’ facendo immette diossina nell’aria, che e’ altamente nocivo per salute. Ho letto alcuni dati, 85% della spazzatura in Cina giace nelle campagne in discariche illegali. E dove gli inceneritori esistono, le leggi Cinesi consentono di produrre dieci volte la quantita’ di diossina rispetto ai paesi occidentali. Se il governo Cinese non fara’ qualcosa la Cina tra una decina d’anni sara’ come un treno lanciato ad alta velocita’ a cui i freni non funzionano piu’. Piu’ conosco la Cina e piu’ mi accorgo che la sua crescita si basa su un modello che non e’ sostenibile a lungo termine, a meno di interventi drastici. Vivi si sentiva in imbarazzo quando scattavo queste foto, tipico Cinese… ma ogni tanto si addormentava e io non ho resistito alla tentazione…

Poverta’

campagna Il giorno dopo abbiamo deciso di far visita a Shaoshan, la citta’ natale di Mao Zedong. Viaggio organizzato, tramite agenzia. Sono venuti a prenderci in hotel alle 8 del mattino. Il villaggio dista solo qualche ora da Changsha. Il pulmino era piccolo, vecchio, scomodo, senza riscaldamento. Durante il viaggio abbiamo attraversato villaggi di campagna e mentre osservavo incuriosito ho domandato a Vivi se le persone che incontravamo in quei posti fossero povere. Mi ha risposto cosi': “No, perche’? Hanno una casa, un lavoro, vivono una vita tranquilla. Secondo me non lo sono”. E’ una frase che mi ha colpito molto, e sono rimasto ancora piu’ colpito quando mi ha detto: “Io mi considero una di loro”. In effetti Vivi non abita a Changsha ma in una piccola citta’ a due ore di autobus. Durante il viaggio su quel pulmino ho scattato parecchie foto, molte sono di scarsa qualita’ in quanto andavamo veloci e avevo pochissime frazioni di secondo per i miei scatti. Spero pero’ che le guarderete tenendo ben presente cio’ che Vivi mi ha detto. Parole saggie per una ventiduenne, parole che fanno riflettere, parole che difficilemente una ragazza occidentale avrebbe pronunciato difronte a cio’ che guardavamo attraverso quel finestrino.

Viaggio a Changsha

changsha Ora che ho fatto ritorno a Pechino posso raccontarvi come e’ andato il mio viaggio a Changsha nella provincia dello Hunan. E’ stato un arrivo abbastanza insolito. Appena uscito dall’aereoporto sono salito sul taxi con Vivi. Il prezzo lo ha contrattato lei prima di salire, 8 euro. Pero’ l’autista, per risparmiare il costo dell’autostrada, ha optato per una strada di campagna. Era molto buio fuori, un po’ per la scarsa illuminazione stradale, un po’ per la fitta nebbia. Veicoli che sfrecciavano ad alta velocita’, sorpassi in curva, autocarri, buchi per strada. A guardar fuori non sembrava una zona un granche’ bella e la cosa non era certo rassicurante. Incominciavo a pensare di essermi cacciato in un guaio. Quasi un’ora per raggiungere il centro su una macchina totalmente scassata, con un rientro di fumi del tubo di scappamento dentro l’abitacolo che non so da dove arrivassero. Menomale che avevamo i finestrini abbassati saremmo praticamente morti asfissiati, anche se in compenso siamo morti dal freddo… Ho rimediato pure un bel mal di testa e occhi arrossati. Pero’ alla fine di questa mini avventura all’Hotel Sheraton ci siamo arrivati, d’altra parte e’ questo il bello del viaggiare. Per l’occasione ho scelto il piu’ bell’hotel della citta’, non potevo certo badare a spese. Almeno qui a Changsha me lo posso permettere…

L’indomani dopo una mega colazione ci siamo incamminati verso il centro, ho scattato la foto sopra in quel momento. Il posto non mi faceva una gran impressione, un gran agglomerato di palazzi di cemento grigio sporco, senza personalita’. “Changsha e’ una citta’ piccola” – mi ha detto Vivi – “fa solo 6 milioni di persone”. Pioveva. Vivi mi ha portato in sala giochi. Quanto tempo che non ci andavo. Siamo rimasti li’ a giocare tutto il pomeriggio. C’erano pure gli autoscontri. Mi sembrava di essere tornato ragazzino, all’inizio ero titubante poi mi sono lasciato trascinare dalle risate di Vivi e mi sono immedesimato. Che bello vivere spensieratamente almeno per un giorno pensavo, mi ha fatto davvero bene. E’ questo il bello di uscire con una ragazza con vent’anni di meno. Tutto diventa frivolo, tutto diventa piu’ facile, quasi un gioco, si vive tutto piu’ spontaneamente, senza pensare ai problemi del mondo. Insomma ci si sente giovani. E che male c’e’? Il resto ve lo racconto nei prossimi giorni.