La mia passione per i viaggi e’ iniziata nel 1986. Mia madre mi convinse ad andare in vacanza con gli zii, la nostra famiglia non aveva programmi per quell’estate e sarebbe stata per me un’occasione per distrarmi un po’ e fare un esperienza diversa visto che stavo sempre chiuso in casa. Deluso dal mio primo amore, mi era venuta la passione per il computer, per la programmazione, e passavo ore inchiodato davanti al video a scrivere codice o a giocare (ero ancora un ragazzino). L’idea di mia madre si rivelo’ brillante, fu davvero un bel viaggio, i miei zii avevano una roulotte e la passione per il campeggio. L’avventura parti’ da Alessandria, arrivammo fino in Normandia per poi scendere verso Parigi, lungo la valle della Loira, visitando tutti i castelli. Dopo una sosta nella capitale, partimmo dinuovo, questa volta verso la riviera francese, e ci fermammo a San Rafael per una vacanza sul mare. La foto accanto e’ forse la piu’ significativa di quel viaggio, la feci con l’autoscatto, su uno di quei bellissimi prati che circondano il Castello di Chambord, il piu’ grande castello della Loira. Posti bellissmi. Chissa’ cosa pensavo quel giorno, sicuramente non che avrei usato quella foto per raccontare di me su un sito internet…. Ricordo quel viaggio come un’avventura che mi cambio’ la vita perche’ capii subito che amavo viaggiare. Decisi, al mio ritorno, che era importante imparare meglio l’inglese, far pratica magari corrispondendo per lettera con qualche altro studente all’estero, allora si chiamavano pen-pal o amici di penna, purtroppo internet non esisteva ancora. Cosi’ il mio caro amico Simone, compagno di banco, che aveva perso la testa per una Finlandese, e che mi aveva fatto una testa grossa cosi’ sulla scandinavia, si era offerto per trovarmi qualcuno che volesse corrispondere con me: “Chiedero’ a una delle mie corrispondenti Finlandesi se ha qualche amica che e’ interessata…” e io “mi raccomando che sia carina… eh?”. Peccati di gioventù, chissa’ sembra quasi che le cose importanti che segnano la tua vita avvengano per caso. La prima lettera non tardo’ ad arrivare: “Ciao mi chiamo Riina Åkerman, ho 17 anni, sono alta 172cm, ho i capelli lunghi, un occhio blue e uno marrone. Ho un fratello di 13 anni e vivo a Turku in Finlandia dove la popolazione e’ 4 milioni di persone. I miei hobby sono nuotare, andare in bicicletta, ballare, suonare il pianoforte e l’arte. Per ora e’ tutto, ci sentiamo presto.”.
Da cosa nasce cosa. Siamo diventati quasi subito amici. Scrivevo anche ad altri per imparare l’inglese ma con lei c’era un feeling particolare. Le sue lettere arrivavano sempre piu’ frequenti, ed erano sempre piu’ interessanti, era cosi’ curiosa…. Sulle lettere sono presto comparsi dei disegni misteriosi (Riina si era poi iscritta al liceo artistico) forse contenevano dei messaggi che io inzialmente non ho decifrato o a cui ho dato poca importanza. Non ho ben realizzato a cosa stavo andando incontro, ero troppo ingenuo a quei tempi, troppo giovane. Non sapevo che amare vuol dire ascoltarsi, capirsi, conoscersi. Poi sono incominciate le sue poesie, le sue lettere profumate, era impossibile non caderci. Ci separavano migliaia di chilometri ma era come se quelle distanze non esistessero piu’. Incominci a sognare, ad immaginare, fantasticare, forse anche a idealizzare…. e’ un gioco pericoloso… Sara’ come diceva la mia amica Sandra: “La lontananza e’ come il vento, spegne i piccoli fuochi e accende quelli grandi”. Sara’ che quando hai 18 anni hai ancora voglia di rischiare… Sara’ stata la mia passione per viaggiare e sete di avventura… Erano passati solo sei mesi dalla prima lettera di Riina quando decisi che per capodanno avrei preso il treno per andare a trovarla in Finlandia. Decisi per il treno perche’ con il biglietto InterRail per studenti ci sarebbe costato solo 285,000 Lire, se non sbaglio l’equivalente di 200 Euro, un furto oserei dire…. Non me la sentivo di fare il viaggio in macchina e l’aereo era troppo costoso, ma non volevo affrontare quel viaggio di 2,000 km da solo, 53 ore di treno… sola andata… Cosi’ chiesi all’amico Simone se voleva accompagnarmi, che tra l’altro aveva anche lui la passione per la Finlandia… Solo che lui non aveva il coraggio di andare a chiedere a sua madre se lo lasciava affrontare un viaggio del genere: “Non ti preoccupare, le vado a parlare io….” gli dissi. Ricordo ancora la tensione di quando andai a casa di Simone per svelare a sua madre il nostro piano…. “Non si preoccupi Signora, si fidi di me, andra’ tutto bene….” e alla fine fortunatamente non riusci’ a dirci di no…. Non ricordo fosse stato un problema invece chiedere il permesso ai miei genitori, che fortunatamente per queste cose non mi hanno mai ostacolato e di questo gli sono molto riconoscente. ….e cosi’ il gioco era fatto… Eravamo cosi’ felici quando io e Simone realizzammo che il nostro sogno di andare in Finlandia si sarebbe avverato!! Ricordo ancora l’emozione dei preparativi….
26 Dicembre 1987, sette del mattino, stazione di Alessandria. A Simone la sera prima avevo detto: “Puntuale, mi raccomando.” Quando e’ arrivato non c’era quasi nessuno, era ancora buio. Indossavo una giacca di jeans imbottita, avevo sulle spalle un zaino rosso e blu con dentro una bottiglia di spumante di Malvasia e lo stesso cappello di quella foto in Francia. Non potevano mancare una scorta di cassette di musica da ascoltare durante il viaggio tra cui Selling England by The Pound dei Genesis che avevo comprato da poco. Quando il treno e’ partito ricordo che fu un momento emozionante. In mattinata arrivammo alla stazione centrale di Milano. Abbiamo aspettato qualche ora poi siamo saliti sul quel treno fermo sui binari, destinazione Amburgo. Fu un lungo viaggio, attraversammo le montagne della Svizzera, poi quasi tutta la Germania. Qualche Italiano c’era e verso sera eravamo rimasti ormai gli ultimi passeggeri di quel treno. Non potevamo non fare amicizia con alcuni di loro. C’era anche Luca, ma ci sembrava un tipo antipatico e lo inizialmente lo evitammo. Ricordo che parlammo invece con due ragazzi che erano partiti da Trento. Uno di loro, non ricordo il nome, diceva che riusciva a riposarsi dormendo solo 15 minuti, lui lo chiama “Il pisolo tattico“. Mi e’ rimasto talmente impresso quel termine che uso quell’espressione ancora oggi. Mentre il treno entrava lentamente nella citta’ di Amburgo dove saremmo scesi tutti, io e Simone ci sentivamo ormai immersi nella nostra avventura. All stazione avevamo il tempo di fare quattro passi, ma non ci allontanammo troppo, a quell’ora girava brutta gente. Verso mezzanotte e’ arrivato il treno per Copenhaghen. Erano le prime ore del mattino quando alcune guardie della dogana Danese entrarono nello scomparitmento aprendo la porta di colpo gridando: “Pass control!”. Eravamo a Puttgarden, costa della Germania. Caricarono le carrozze del treno su un traghetto che ci avrebbe portato in Danimarca. Quella notte salimmo sul ponte di quella nave e scattammo questa foto. Simone e’ quello in mezzo.
Arrivammo stanchi alla stazione di Copenanghen verso le 6 del mattino, e abbiamo poi dovuto aspettare qualche ora in stazione. Un vecchio alcolizzato che dormiva su una panchina ci spavento’ non poco, ricordo che urlava come un pazzo e tiro’ fuori un coltello. Cercammo di stargli alla larga. Poi verso le 9 salimmo dinuovo sul treno destinazione Svezia. Viaggiammo per circa un’ora e arrivammo a Helsingør dove ci caricarono su un altro traghetto. Oggi quel collegamento via mare non esiste piu’ perche’ negli anni successivi hanno costruito un ponte di otto chilometri che collega la costa Danese a quella Svedese. E cosi’ erravamo ormai in terra scandinava, ma quel giorno ci aspettava un altro lungo viaggio attraverso tutta la Svezia meridionale. Ci vollero circa 8 ore di treno, arrivammo alla stazione di Stoccolma che era ormai erano le 6 di sera. Non dimentichero’ mai quando io e Simone siamo scesci dal treno. Non avevamo mai visto cosi’ tante bionde e non capivamo piu’ niente…. eravamo come due topolini che si sono imbattuti per caso in un caseificio, anche perche’ avevamo trovato un posto nel quale le ragazze avevano il coraggio di guardarci e sorriderci, incredibile… Ormai rimasti da soli, gli altri italiani li avevamo persi per strada, mancava l’ultimo tratto del viaggio, il traghetto che ci avrebbe portato in Finlandia. L’ufficio informazioni della stazione ci disse che dovevamo prendere la metropolitana par arrivare al terminale. Fu allora, mentre aspettavamo il metro’ alla stazione di Stoccolma che incontrammo dinuovo Luca: “Sai dove si prende il traghetto per Turku?” e con un accento romagnolo ci rispose: “Ma certo, seguitemi, anche io sto andando li'”. E cosi’ diventammo amici, Luca aveva 6 anni e piu’ esperienza di noi, in Finlandia ci era gia’ stato. Ci racconto’ un sacco di cose interessanti… aveva le sue idee e convinzioni ma era un tipo con un grande vissuto, pieno di energie, simpatico, un po’ come tutti i romagnoli, non la smetteva mai di parlare e come tutti i romagnoli era ovviamente un perfetto donnaiolo… Salimmo insieme sul traghetto, la mitica Silija Line. Erano le nove di sera, una band finlandese suonava all’entrata di una bellisima nave bianca. Questa volta l’attraversata sul Mar Baltico era lunga, undici ore e il mattino dopo saremmo entrati nel porto di Turku, la nostra destinazione finale. Ma fu divertentissimo, a bordo di questa nave di 7 piani c’erano vari ristoranti, una discoteca e un night club. Insomma pareva un po’ di vivere il telefilm “The Love Boat”, ve lo ricordate? Mangiammo qualcosa e poi ci buttammo in discoteca. Quella notte conobbi Marianna, una ragazza finlandese. Era molto simpatica e parlava un inglese perfetto. Aveva viaggiato molto nonostante fosse piu’ o meno della stessa mia eta’. Rimasi subito sopreso da quanta differenza ci fosse rispetto alle ragazze della mia eta’ che conoscevo allora. Fu un serata molto divertente e spontanea, non chiudemmo occhio quella notte e il mattino dopo finalmente arrivammo nel porto di Turku. Salimmo su un taxi che ci porto’ in hotel, Luca continuo’ per la sua strada, ricordo solo che ero talmente sfinito dalla stanchezza che mi dimenticai la macchina fotografica sul traghetto….
Siamo arrivati all’hotel Hilton di Turku in mattinata. Avevamo fatto la prenotazione tramite agenzia. Fortunatamente era bassa stagione e la camera costava solo 90 mila lire a notte, che poi avremmo diviso in due. Dormimmo fino alle sei di sera, mi svegliai e fuori nevicava, c’erano 7 gradi sotto zero se non ricordo male. Telefonai a Riina che mi disse che sarebbe arrivata verso sera in hotel poi saremmo andati a mangiarci una pizza. Il grande momento era arrivato, piu’ tardi scesi nella lobby dell’hotel e attesi il momento fatidico…. Ero seduto un divano e guardavo fuori. A un certo punto di fronte all’entrata dell’hotel passa veloce una bellissima ragazza, alta, capelli castani lunghissimi, indossava un cappotto blue. Pero’ non si ferma e prosegue. Passano una manciata di secondi e la vedo tornare indietro. Poi si mette a guardare attraverso la vetrata dell’hotel. Ci siamo guardati e mi ha sorriso, ho capito subito che era lei.Furono 5 giorni vissuti spensieratamente. Ricordo ancora un pomeriggio intero passato su un divano a parlare, poi la sera del capodanno, il brindisi in hotel con la bottiglia di Malvasia, la camminata lungo il fiume Aura la notte di capodanno mentre nevicava. Riccordo la sensazione che provavo quando camminava davanti a me e si girava per sorridermi con un sorriso raggiante e poi quel cioccolatino a forma di cuore che ho trovato una mattina legato con l’elastico dei capelli alla maniglia della porta uscendo dalla camera dell’hotel. Ricordi, non mi accorgevo che stavo vivendo come in un sogno, poi e’ arrivato l’ultimo giorno ed e’ suonata la sveglia, e improvvisamente ho dovuto confrontarmi con la realta’. Certo, avessi l’esperienza che ho adesso avrei saputo esattamente come giocare la partita a mio favore e soprattutto difendermi, quando penso a quei giorni invece e’ incredibile realizzare quanto sono stato ingenuo… Che romantico che ero… e che stupido sono stato nel credere nell’amore platonico… Volevo che fosse mia per sempre, ma eravamo tutti e due troppo giovani, vivevamo troppo distante dall’altra, e poi io ero uno straniero non avrei mai accettato di vivere in Finlandia: “Davide perche’ soffrire?”. Riina, essendo Finlandese sapeva essere fredda, riusciva a controllare le sue emozioni e agire in modo razionale, al contrario di noi Italiani che spesso buttiamo nelle nostre decisioni troppe emozioni e sentimenti. Pensava che sarebbe stato un futuro infelice il nostro e forse aveva ragione, chissa’… Cerco’ di spiegarmi che avremmo dovuto essere felici in quel attimo, che non si sentiva pronta per una relazione, non aveva mai avuto un ragazzo ed era meglio non rischiare di soffrire amando una persona che non poteva essere presente sempre, ogni giorno. Fu una lezione di vita, di quelle grandi, uno schiaffo alla mia spontaneita’ e ingenuita’. Non ebbe nemmeno il coraggio di accompagnarmi alla stazione la sera della partenza. Fortunatamente al terminale incontrammo dinuovo Luca, il quale cerco’ di consolarmi con le sue eulogie sulle donne, a 26 anni aveva capito gia’ tutto, un maestro di vita. Cerco’ di farmi sorridere durante tutto il viaggio col suo umorismo romagnolo e diventammo grandi amici pur essendo cosi’ diversi. Mi aveva soprannominato Kaupukki Cowboy, il titolo di una serie televisiva finlandese, per quel cappello che portavo spesso in testa. Nonostante il suo supporto fu comunque un viaggio di ritorno terribile. Ricordo ancora quando arrivammo a Chiasso e rientrammo nel territorio Italiano, provai molta tristezza. Anche Luca era triste perche’ si tornava tra le Italiane “che se la tirano e sanno solo fare le sostenute” diceva… Con Riina Åkerman rimasi in contatto e mi venne anche a trovare in Italia dopo qualche anno, ma non fu piu’ la stessa cosa. Sono tornato in Finlandia in treno almeno una decina di volte, e ho provato in tutti i modi di trasferimi da quelle parti, ma ogni mio tentativo falli’ e alla fine capii che dovevo solo accettare il destino, dimenticare (anche se a quanto pare non l’ho ancora fatto, chissa’ perche’…) e metterci una pietra sopra. Cosi’ decisi di andare a studiare negli Stati Uniti, anche perche’ in Italia non ne volevo sapere di stare, anche se molta gente si chiedeva il perche’ e non capiva… Mi sono riletto questo post ieri e penso che spieghi poi cosa e’ successo dopo
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