Renzi il fenomeno 

Le persone si stanno rendendo conto di chi è veramente Renzi e secondo me non durerà a lungo. Chi vola in alto troppo velocemente poi ricade a terra con la stessa velocità. È una legge fisica. Pure Crozza ha capito chi è veramente Renzi, e da più di un anno sta cercando di spiegarlo con semplici esempi agli italiani, eppure c’è ancora chi è disposto a votarlo

La Cina e i capitali in fuga

Sono stato a Pechino una settimana, per ragioni di lavoro, e quando sono tornato mi sono riletto questo post che ho scritto nel Marzo del 2007. Le previsioni erano per 19 linee metropolitane entro il 2020. Mancano ancora 5 anni al traguardo e di linee ce ne sono già 16. Un bel passo avanti se si considera che quando ho messo piede a Pechino 8 anni fa le linee erano soltanto tre. La novità è anche che, da un anno a questa parte, è stato alzato il prezzo del biglietto. Prima una corsa costava solo 30 centesimi, ovunque tu andassi. Ora invece per alcune zone il costo si è quasi quadruplicato. Mi è stato detto che la reale motivazione di un tale aumento sia quella di scoraggiare le persone a trasferirsi a Pechino. La città è ormai troppo grande, vivere sta diventando sempre più  insostenibile.

 Sembra però che l’economia abbia subito un certo rallentamento e anche qui il governo sta pompando liquidità, un gioco che sta diventato di moda in tanti paesi, il che ha mandato le quotazioni in borsa alle stelle. Questo sta creando una classe di Cinesi sempre più ricca, al punto che c’è gente che ha talmente tanti soldi che non sa più che farsene. Esiste poi una nuova generazione di ventenni figli di papà, che gia’ possiede delle vere e proprie fortune e viaggia in Ferrari, Lamborghini, Rolls Royce e jet privati. Conducono una vita agiata, sono ultra viziati, ricchi sì ma vuoti dentro. Si fanno fotografare di fronte a montagne di contanti, sembrano degli sceicchi più che Comunisti.  Ma sono sempre di più quelli che decidono di spostare i propri capitali e andare a vivere all’estero. La qualità della vita nelle città Cinesi non è certo migliorata in questi anni, e mettere i soldi al sicuro e’ preferibile, non si sa mai che un giorno arrivi un’altra rivoluzione stile Mao. Molti quindi in tanti si buttano sull’acquisto di  case soprattutto negli Stati Uniti. A Seattle per esempio ormai i Cinesi stanno comprando immobili in massa. Come si vede dalla foto accanto, di questi tempie a Seattle si possono pure comprare i giornali Cinesi. Ormai anche gli agenti immobiliari Americani conoscono bene questo fenomeno e usano  Wechat per comunicare direttamente con potenziali acquirenti. Esistono infatti dei  gruppi chat di Cinesi che questi agenti usano  per distribuire foto e video di case in vendita negli Stati Uniti e dove questi ricchi Cinesi fanno a gara uno con l’altro per accaparrarsi un immobile. Ma non sono solo gli agenti immobiliari a guadagnarci, e’ tutta l’economia americana a trarne vantaggio perché è anche grazie a questo che il settore immobiliare negli Stati Uniti  si è ripreso e i prezzi del case sono tornate a salire.

La cosa più sconcertante però è la quantità di riciclaggio di denaro che tutto ciò sta generando e che tutti, intenzionalmente o meno, ignorano. La cosa più che più mi stupisce è che un paese come l’America si prostituisce tranquillamente a questo gioco. Proprio loro che da un lato si sono sempre spacciati per nemici della Cina  comunista, adesso fanno finta di niente. “Sei un Cinese pieno di soldi? Prego accomodati pure e visto di ingresso valido per dieci anni”. Che ipocriti…. Come sono stati guadagnati quei soldi non importa. L’importante è come incassarli.

Esistono vari modi per i Cinesi di riciclare denaro sporco attraverso operazioni immobiliari. La prima, e la più facile è quella di aprire un conto a Hong Kong e di portarci il contante a mano. Da lì, trasferire i soldi su una banca americana è facile e l’ammontare può essere immediatamente
chinese-gangster-phone-pics-6utilizzato per acuisti senza problemi. La seconda, è quella di usare dei diamanti molto preziosi e belli grandi. Alcuni  Cinesi usano questo metodo visto che li possono far spacciare come gioielli personali e convertirli in contante una volta portati sul suolo Americano. È possibile poi trovare ditte Cinesi che hanno delle filiali negli Stati Uniti. Al cliente Cinese vendono prodotti fittizi, e rilasciano pure la ricevuta di pronta consegna del prodotto anche se in realtà non ti hanno mai venduto niente. I soldi vengono invece trasferiti sul conto della filiale Americana e poi da lì vengono girati su un  conto bancario personale del cliente. Per la legge Americana basta aspettare un mese prima di usarli e il gioco è fatto. Poi c’è ancora chi i soldi li porta a mano nelle valigie ma perché rischiare?

È ovvio che questa situazione non avviene solo negli Stati Uniti e non tutti quei soldi sono stati guadagnati dai Cinesi in modo illecito. È impressionante però quanta ricchezza sia stata accumulata in Cina in pochi anni da parte di un numero ristretto di persone, di come il mondo occidentale abbia contribuito a questo fenomeno e di quanto ne abbiano risentito positivamente  e negativamente le economie di molti paesi. Siamo vivendo in un mondo sempre più globale nel quale l’attore principale diventerà la Cina.

La banca Giapponese

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Oggi e’ stata la prima volta in una banca Giapponese. Sono andato per cambiare dei soldi. Ho preso il mio numerino e mi sono accomodato su dei bellissimi divani di velluto di fronte agli sportelli. Nonostante vedessi molti impiegati dietro il vetro, tutti i clienti rimanevano seduti su quei divani. Chissà perché ho pensato subito: “Ma come mai qui non ci servono e non fa niente nessuno?”. Era la mia mente inquinata da come vanno le cose in Italia. In realtà in Giappone le cose funzionano così: quando ti chiamano col numero allo sportello tu vai li’ e gli dici cosa hai bisogno. Ci mettono poco tempo e ti fanno subito ri-accomodare in poltrona, così tu puoi aspettare tranquillo e farti le tue cose seduto comodo. Quando l’operazione e’ finita ti richiamo allo sportello – firmi, prendi le tue cose e vai. Geniale… Ho visto una vecchietta che avrà avuto novant’anni ritirare dei soldi. Assistita dalle persone in sala d’attesa, rideva felice. Ci ha messo un attimo. Un’altro mondo….

Il velo rosso

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E’ stata una giornata indimenticabile. Le emozioni sono iniziate quando, dopo un’introduzione tutta in Giapponese di cui non ci ho capito niente, hanno fatto partire il video di presentazione della Ferrari 488 GTB, girato mentre sgommava tra le colline e poi in pista a Maranello. Poi improvvisamente, sotto il velo rosso, si sono accessi i fanali anteriori e il motore e’ stato fatto partire col telecomando. E’ sembrato come sentire il ruggito di una tigre selvaggia. Wrouummm e il battito del cuore si e’ subito alzato. 670 cavalli, da zero a 200 km’h in 8.3 secondi. Ci si sono buttati tutti a capofitto per vederla da vicino e questo mia ha fatto sentire orgoglioso di essere Italiano. Che emozione essere in mezzo a un gruppo di una trentina di persone, molte delle quali una Ferrari già la possiedono. Io invece sono ancora li a sognarla. Chissà chi, tra me e loro, e’ davvero il più fortunato….

Il futuro e’ nella realtà virtuale

E’ stato bello partecipare a questa piccola fiera di Tokyo, chiamata Indie Fest, dove c’erano più di cento giochi da provare. Piccole ditte imprenditrici, sconosciute, fatte di massimo 2-3 persone, erano qui per promuovere il loro gioco 3D fatto in casa. C’era anche un Italiano. Ho avuto la possibilità di parlare con loro, non solo del prodotto che stavano promuovendo, ma anche della loro esperienza e di questioni tecniche. L’evento era organizzato da Unity 3D, una delle technolgie che vogliamo usare anche noi. Ho avuto anche l’opportunità di provare un gioco 3D in realtà virtuale, indossando il set di occhiali della Oculus. Wow… Sono partito su una navicella nello spazio e subito mi sono sentito mancare le gambe. La mia mente era come entrata in un altro mondo, un mondo virtuale. I giochi del futuro ci strabilieranno e ci porteranno a vivere sensazioni che ancora non ci immaginiamo. Sara’ incredible quando penso che riusciremo a vivere, per esempio, cosa si prova a giocare a pallone nel mezzo di uno stadio gremito. Oppure a guidare una Ferrari in un gran premio, lottando ruota a ruota con l’acerrimo rivale. Le sensazioni saranno molto simili a quelle della realtà. Mi chiedo se sara’ una vita più bella o più noiosa, perché riusciremo a vivere tutto quello che sognavamo. Ma poi? E dopo? Niente più sogni?

I collezionisti Giapponesi

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L’altro giorno camminavo per la strada e improvvisamente incontro un piccolo bar. In vetrina ho visto un vecchio motorino Ciao della Piaggio. Erano anni che non ne vedevo uno. Quelli della mia generazione lo hanno sognato un po’ tutti, eppure oggi in giro in Italia non se ne vedono più’. A Tokyo invece la cosa non mi ha stupito, i Giapponesi sono degli appassionati collezionisti. Collezionano un po’ di tutto ma le passioni più in voga sono le macchine e le spade giapponesi. Tengono tutto con molta cura, la Porsche 90 nella foto sotto e’ una macchina degli anni 60 eppure sembrava come nuova. E’ una cosa che mi piace molto questa della cultura giapponese, sono sempre cortesi, attenti ai piccoli dettagli, mantengono una pulizia e un ordine quasi rigoroso eppure tutto succede in modo semplice, delicatamente.

Una catastrofe annunciata

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Molta gente non capisce le proteste contro l’Expo.  Molti si indignano per la violenza con qui questi manifestanti si scagliano contro tutto. Anche io sono il primo a non giustificare chi e’ violento, tuttavia conosco e comprendo le ragioni che muovono questa protesta.

E’ iniziato tutto nel 1994 quando al WTO di Seattle Bill Clinton firmo’ il North American Free Trade Agreement (Nafta) “Il libero scambio significa occupazione, porterà più posti di lavoro agli americani, e saranno impieghi ben remunerati » dichiaro’ allora il presidente degli Stati Uniti mentre firmava un trattato che fu l’atto di nascita della globalizzazione. Era l’avvio di un processo “rivoluzionario”, che ha dato nuove regole all’economia mondiale, ha segnato il destino di interi popoli, ha sconvolto gerarchie secolari. Il movimento No Global, il popolo di Seattle, e’ nato allora. L’effetto di quel trattato lo vediamo sull’Italia oggi, fabbriche che chiudono e si delocalizzano, disoccupazione ai massimi storici, crisi economica e sociale. Una spirale che difficilmente si arresterà. Nel 1994 le proteste dei No Global vennero ignorate, e così fu nei successivi G8 come quello di Genova nel 2001. Eppure se mi vado a leggere la definizione del movimento No Global su Wikepedia trovo questo: “La critica principale del movimento è volta verso le multinazionali: secondo gli aderenti, il loro potere è così forte da condizionare le scelte dei singoli governi verso politiche non sostenibili da un punto di vista ambientale ed energetico, non rispettose delle peculiarità locali e dannose per le condizioni dei lavoratori”. Avevano e hanno ragione insomma a ribellarsi, e i fatti lo stanno dimostrando. L’Italia, grazie soprattutto alla globalizzazione, dal 1994 e’ cambiata molto, oggi e’ un paese in ginocchio. Quella gente con le loro proteste ci avvisavano che questo sarebbe successo eppure li abbiamo manganellati, picchiati e addirittura qualcuno ci ha anche rimesso la vita. Quello che e’ avvenuto durante le manifestazione contro l’Expo non mi stupisce. E’ un altro avvertimento, il mondo sta andando nella direzione sbagliata, troppa ricchezza nelle mani di pochi e sta creando una classe sociale marginalizzata, che non ha più niente da perdere. Renzi li chiama “teppistelli figli di papà” ma si sbaglia. Prima o poi le generazioni future guarderanno al movimento no global come degli eroi, ma sara’ ormai troppo tardi per tornare indietro.

 

Il Santuario di Meiji

Meiji  è un santuario shintoista dedicato alle anime dell’Imperatore Mutsuhito e di sua moglie, l’imperatrice Shōken. L’imperatore Meiji morì nel 1912 e la moglie nel 1914. In loro onore fu costruito il santuario, che fu definitivamente inaugurato e consacrato nel 1920. Dopo che l’edificio originale venne distrutto durante la Seconda guerra mondiale, il santuario attuale fu completato nell’ottobre 1958.

Cena di benvenuto

Ci sono due perone Giapponesi che lavorano nel nostro team e questa sera insieme ad Aaron hanno organizzato questa cena in un costosissimo ristorante di Tokyo. E’ stato un gesto davvero carino e una sorpresa. Mi ero scordato di quanto amo la cucina Giapponese, così soffisticata e allo stesso genuina e delicata. Le scorse volte che sono stato in questo paese me ne ero subito reso conto. In verità era un po’ un sogno nel cassetto fare un’esperienza qui a Tokyo. Adesso che anche questo sogno e’ realtà, stento quasi a credere che sia tutto vero.

Il mio amico Happy

Il primo giorno a Tokyo ho conosciuto questo batuffolino di un chilo e mezzo. Si chiama Happy ed e’ il cane di Aaron. Razza PuChi, ovvero un incrocio tra Barboncino e Chiwawa, mette molta tenerezza vista quanto e’ piccolo.  Penso diventeremo grandi amici. Aaron ci ha portato a fare un giro alla spiaggia a Kamakura Yuigahama, che dista a circa un’ora e mezzo di macchina da Tokyo. Un buon inizio.

Destinazione Tokyo

 Eccomi qui su questo bellissimo Airbus 380, gigante dei cieli, che ondeggia dolcemente sopra le nuvole. Silenzioso, comodo, con due ali che non finiscono più, è  la prima volta per me su questo aereo a due piani e devo dire di essere rimasto meravigliato. Ebbene sì ho deciso, vado a Tokyo. Sono partito con un po’ di tristezza nel cuore, lasciare i tanti amici che ho a Seattle, e che avevo finalmente ritrovato, non è stato facile. Ma come ho detto a Nello, viaggiare è il mio destino. Abbiamo fatto colazione stamattina in una penetteria francese La Parisienne, uno dei miei posti preferiti dove andavo spesso quando vivevo a Seattle. Poi ci siamo salutati e mi sono diretto  verso l’aeroporto pensando che tra tutte le opzioni che avevo, questa è forse quella più rischiosa e ricca di incognite. Ma è proprio per quello che mi piace, anche perché a lungo termine potrebbe rivelarsi la più remunerativa. Quindi perché non tentare? Se dovesse andar male le alternative che ho a questo punto sono tante. Quindi non mi preoccupo e mi mantengo fiducioso. Staremo a vedere…

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Un tuffo in California

DSC_1079Non sentivo Alicia da un pezzo, poi ho visto su delle foto di Wechat che si trovava a San Francisco e ho deciso di scriverle. Non era in vacanza, era li’ per cercare potenziali investitori per la sua nuova ditta Digital A.I.R Innovation Company. “Hai bisogno di aiuto?” – le ho chiesto. Non ci ha pensato due volte a dirmi di si’ e a invitarmi ad andarla a trovare. Il giorno dopo ero sull’aereo. Ci ho messo un po’ per arrivare al suo hotel nella Silicon Valley. Si e’ presentata con Aaron, il suo fidanzato da ormai qualche anno. Non me lo aveva ancora presentato ma di lui sapevo già tutto. Mi parlava spesso di lui. Un bell’uomo, londinese, un passato da modello di Giorgio Armani, altissimo, quasi il doppio di Alicia. E’ del mio stesso segno, come me e’ patito di corse e ama l’Indonesia. Non sapevo pero’ del suo talento di grafico e quando mi ha raccontato di ciò che si occupava la sua ditta inizialmente ero un po’ scettico. Dopo un cena al ristorante thailandese abbiamo deciso di rivederci per colazione. Il mattino dopo sono andato all’hotel dove alloggiavano e Aaron per quasi 2 ore mi ha fatto vedere il prodotto su cui stanno lavorando. L’ho trovato un progetto interessante, innovativo, ero addirittura sorpreso di come fosse arrivato a mettere in piedi un’idea del genere.  Pare che ci sta lavorando già da un anno con un gruppo di altre persone, facendo la spola tra Tokyo e Pechino. Inizialmente mi ha parlato di voler aprire un ufficio a San Francisco e mi sono reso subito disponibile a dare loro una mano in questo senso. Pero’ sono passate ormai due settimane da quel giorno, e siamo ancora in trattativa. Loro vorrebbero che mi trasferissi inizialmente a Tokyo per poi definire meglio le cose. Non sono pero’ convinto al 100% e non ho ancora preso una decisione definitiva se buttarmi o pure no, anche se loro vogliono che faccia già il biglietto per la prossima settimana. Tokyo la conosco, e’ una città carissima. DSC_1166Vedremo… Certo e’ stato bello incontrarli e fare un tuffo in California, ho tanti ricordi a San Francisco e viverci sarebbe proprio bello perché  qui c’e’ una grossa comunità Italiana e Cinese. La Silicon Valley poi e’ la mecca dell’industria dell’High Tech , chissà che qualcosa non maturi. Se son rose fioriranno, diceva qualcuno. Pero’ per il momento non c’e’ ancora niente di sicuro. Sono tornato da Carlo a Salem in treno, un viaggio estenuante di 15 ore.  Ma ne e’ valsa la pena.

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