Ho parlato solo un paio di settimane fa di autoritarismo in questo post e a quanto pare c’e’ qualcuno che ha fatto le stesse mie considerazioni. La fondazione Farefuturo, vicina a Fini, si esprime cosi’ a riguardo della possibilita’ che Berlusconi e la sua crew spingano verso le elezioni anticipate: “Credo che ci abbiano pensato e che ci stiano pensando seriamente. Secondo me è un’ipotesi politicamente folle, significherebbe l’estrema deriva bonapartista del berlusconismo – dice il direttore Alessandro Campi – Questa è un’idea per arrivare ad un ultimo ed estremo referendum sulla propria persona per eliminare ogni possibile concorrenza esterna e interna, ma è chiaro che la partita è molto interna: neutralizzare Fini e lasciare Casini al suo 5-6%. Tecnicamente è la soluzione di Napoleone III, il plebiscito bonapartista che rischia di aprire la strada ad una forma di autoritarismo soft". Approposito di Fini, lo stimavo prima ma ora ha acquistato altri mille punti per essersi schierato contro corrente dicendo le cose come stanno, da uomo libero. Ha dimostrato coraggio e coerenza. Ora se fanno fuori pure lui allora c’e’ davvero da preoccuparsi. Giuseppe d’Avanzo ha scritto ieri su Repubblica queste parole sul Berlusca, che condivido pienamente: “Quel che si intravede è un uomo solo, circondato da cattivi consiglieri, prigioniero di una sindrome narcisistica, incapace di fare i conti con una realtà che non controlla più, che non riesce più ad annullare. Illiberale fino alle midolla, avverte il declino e vede ovunque oscuri pericoli. Nella stampa estera, nelle cancellerie europee, nell’Ue, tra i suoi alleati di governo e di partito, nelle gerarchie ecclesiastiche, nella magistratura, nell’informazione pubblica. Ogni dissenso – anche il più motivato e amichevole – gli appare un atto persecutorio cui replicare "colpo su colpo". Questa deriva rende oggi Silvio Berlusconi un uomo violento e pericoloso. Nella sua crisi trascinerà lo Stato che rappresenta. Lo abbiamo già detto e ogni giorno diventa più vero. La scena in cui siamo precipitati è la decadenza di un leader che non accetta e non accetterà il suo fallimento. Trascinerà il Paese nella sua sconfitta, dividendolo con l’odio”