Era da tempo che volevo venire a Qingdao, una metropoli di dieci milioni di abitanti nella provincia dello Shandong. Ogni anno, come a Monaco di Baviera, si tiene il festival della birra, prodotto locale che ha reso famosa questa città turistica vicino al mare. Ma non illudetevi, con le nostre città balneari Qingdao ha poco in comune. I Cinesi poi non sono certo dei patiti del mare, odiano abbronzarsi come si può vedere dalle foto qui a fianco. Ero insieme a Michael, un collega Americano, e poi ci ha raggiunto un ragazzo di Taiwan. L’idea era solo quella di staccare due giorni da Pechino ed è stato utile. La conferma che ho avuto è che la mia misura è sempre più colma. E non sono il solo, il ragazzo di Taiwan penso sia messo peggio di me: “Più tempo stai in Cina e più il livello di tolleranza per tutto ciò che vivi e vedi, tende a diminuire.” – mi diceva oggi a pranzo – “Arrivi a un punto che è meglio prendersi una pausa, altrimenti esplodi”. Quello che più lo disturba del vivere in Cina è la mentalità retrograda della gente e soprattutto la sporcizia, nelle città più rurali o meno civilizzate è decisamente più diffusa. Non so come abbia fatto a resistere qui per un anno intero.
Anche io ieri mi sentivo un po’ un pesce fuor d’acqua. Facevo fatica a mandar giù quel boccale di birra calda, perché fredda ai Cinesi non piace. Non riuscivo a mangiare niente, tutta roba di bassa qualità, con cibi conservati senza refrigerizzazione da cui è meglio star lontano. Sul palco esibizioni di artisti sconosciuti e canzoni inascoltabili, un disastro dell’intrattenimento. Sembrava di essere ad un festival dell’Unità mal riuscito, insieme a gente che deve ancora passare l’esame di civilizzazione. “Mamma mia… ma dove sono finito?” – pensavo. L’unico momento decente e’ stato quando qualche ragazza mi ha fermato mentre camminavo tra la gente: “Come sei bello, posso fare una foto insieme a te?”. Fortunatamente succede ancora. Ma mi chiedo se uno straniero lo avevano mai incontrato.