Dulcis in fundus

L’ultimo giorno a Chengdu l’ho voluto trascorrere da solo, dedicarmi un po’ a me stesso. Mi sono alzato tardi e ho lavorato un po’ perché dovevo seguire uno dei miei ragazzi a Pechino, poi sono sceso in strada perché avevo fame e volevo trovare un ristorantino carino dove finire in bellezza questa mini-vacanza. Avevo ancora voglia di assaggiare qualcosa di buono, speravo in un ristorante di Hot Pot di Chongqing ma era quasi impossibile che potessi trovarlo facilmente da solo senza saper leggere il Cinese. Così mi sono incamminato per strada molto spontaneamente e ho incominciato a esplorare la città, il che mi ricordava i vecchi tempi quando viaggiavo e c’era quell’incertezza nell’aria che rendeva tutto simile a un’avventura. Mi sono imbattuto subito in una zona dove c’era uno di quei plaza Cinesi dove trovi negozi di tutte le firme, Louis Vitton, Prada, Miu Miu, Boss, Armani Posche e per fino un negozio di abbigliamento della Maserati… E’ incredibile quanti soldi ha accumulato sto paese, pensavo, altro che Monti.  Una volta entrato però mi sono reso conto che il plaza fosse semivuoto a parte qualche sporadico cliente. “Non e’ un buon segno” pensavo. C’erano solo un paio di ristoranti al quinto piano:  “e per forza, se uno apre un ristorante qui chi ci viene?”. Mi sentivo un po’ perso e pensavo a cosa potrebbe succedere a tutti questi negozi vuoti se dovesse realmente esserci una crisi. Ma vabbe’ ho pensato che fosse meglio lasciar perdere i problemi economici. Così sono uscito e ho preso altre strade, in lontananza vedevo uno Starbuck situato in un altro plaza molto più modesto e tranquillo di quello in cui ero stato. Una volta arrivato ho preso l’ascensore, anche lì c’erano cinque piani, in ognuno dei quali un ristorante. Mentre salivamo con l’ascensore sentivo questo profumino davvero interessante. Arrivati all’ultimo piano sono sbucato in un locale abbastanza elegante ma l’ambiente e il profumo non mi convincevano. Così sono sceso a piedi al piano inferiore, quatto quatto, e una volta arrivato al quarto piano il mio fiuto felino mi avvisava che eravamo finalmente arrivati al posto che stavamo cercando. Mi hanno portato il menù in Cinese ma su tutte una scritta era leggibile: Chonqjing Hot Pot. Non ci potevo credere, il destino mi aveva portato esattamente dove volevo. Non e’ la prima volta che succede. E’ stato un pranzo fantastico per quanto era buono, e’ stato come baciare una donna per la prima volta. Che gusto, mi sono sentito come a casa mia. Non avevo mai avuto occasione di provare un ristorante che servisse la famosa Hot Pot di Chongjqing. Ne avevo sentito parlare da Mirella, Anna, e forse anche da altre. Ricordo che pure Faye, che era di Chongjing, me ne aveva parlato, molto tempo fa. Sono stato fortunato. E’ stato un pranzo di quelli da leccarsi i baffi. Peccato che ero da solo, tuttavia e’ stato piacevole godersi questa esperienza senza che nessuno potesse provarci a rovinarmi la festa. Meglio soli che mal accompagnati ma appena rientrato a Pechino dovrò mettermi a dieta…  

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