Se n’e’ andato in una notte al buio sull’autostrada A21. Il furgone del corriere per cui lavorava era dietro di lui in fiamme. Le cronache dicono che stesse camminando in mezzo alla carreggiata mentre il TIR che arrivava diventava sempre più grande difronte a lui. Difficile crederci, difficile immaginare che sia andata davvero così. Giacomo da ragazzino viveva a pochi centinaia di metri dal bar di mia madre. I suoi genitori avevano una rosticceria all’inizio di Via Vochieri anche quella a due passi. Quanti pomeriggi passati insieme con lui e Mamo. La sua passione erano le moto. E quando ci siamo rivisti ad Alessandria lo scorso Aprile saranno passati almeno vent’anni, ma anche quella volta, immancabile, è arrivato sulla sua moto. Era orgoglioso di quel mezzo. Era felice anche di aver ritrovato un amore perduto, la stessa donna che aveva amato quando era ragazzino. L’unica cosa che lo turbava era il lavoro, da un po’ di tempo si era messo a fare l’autotrasportatore per una ditta di Milano per poco più di mille euro al mese. Ma l’unica casa che aveva era quella dei suoi genitori ad Albenga. Su quel furgone che è bruciato quella notte ci dormiva spesso a Milano. Abbiamo anche parlato di aprire una pizzeria insieme da qualche parte un giorno. Fantasticavamo quasi fossimo ancora ragazzini davanti a un aperitivo sui tavoli all’aperto di un bar. Quando sono andato alla cassa per il conto aveva già pagato. Non so davvero come diavolo avesse fatto. Oggi ho letto su Facebook che quella moto la voleva vendere e che era tornato ad essere single. Chissà a che cosa avrà pensato camminando in mezzo all’autostrada quella notte. Poi il vento se l’è portato via. Ho solo un grande rimpianto, di non averlo chiamato per Natale per fargli gli auguri, ma è troppo tardi ormai. Addio Caro Giacomo, spero che adesso non soffrirai più.